sabato 5 luglio 2008

Pyrgi. Dove il viaggio si conclude.

Pyrgi era stato il porto e l’emporium di Cere. Sviluppatosi come luogo di culto con due templi, l’uno dedicato ad Astarte-Uni – qui sono state trovate le lamine d’oro con iscrizioni in lingua etrusca e fenicia - con le prostitute sacre, donne che volevano farsi una dote, secondo un costume molto orientale. Alcune parti di questi templi che furono recuperati negli scavi sono a Villa Giulia: le decorazioni fittili che illustrano il racconto mitologico dei “Sette contro Tebe” hanno la stessa forza prepotente dell’Apollo di Veio. Il santuario di Pyrgi era ricchissimo per gli ex voto che accoglieva, segno della ricchezza dei commerci di Cere. Venne saccheggiato dai Siracusani nel nel 384 e rimase l’eco nel mondo antico del gran bottino che se ne ricavò.
Nel piccolo antiquarium c’è poco da vedere. Poi, però, in piccola processione, i visitatori s’incamminano dietro la guida a vedere il luogo dei basamenti di questi templi e siccome è proprio vicino al mare che è azzurro perché è una splendida giornata, allora diventa proprio un’altra cosa. Pensare l’affollamento dei tempi etruschi ed ora vedere la grande distesa del mare, la verde macchia mediterranea e di ciò che era Pyrgi solo i piatti rettangoli disegnati nella terra dalle pietre dei basamenti dei templi scavati. La guida indica un poco più indietro, verso l’Aurelia, un’altra linea, quella dove passava la strada etrusca.
Ora Cristina e Daniele guardano il mare dall’alto del Castello di Santa Severa. Hanno telefonato ai ragazzi che tra poco torneranno a casa. C’è una barchetta all’orizzonte che fa su e giù, un po’ si vede, un po’ sparisce, traballando come in un vecchio film, manca solo la dissolvenza in nero, il cerchio che la inghiotta.

Fine

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