sabato 5 luglio 2008

Ancora San Francesco

Nel locale s’era alzato il fumo della carne alla brace. Guardando nella coppa di vino per metà colma che aveva davanti a sé Cristina ad un certo punto ci vide qualcosa. Cercò di mettere meglio a fuoco l’immagine: era San Francesco, Ma che c’entrava? Seppure Assisi fu etrusca il grande santo medievale s’era risoluto, all’opposto di un principe etrusco, di spogliarsi di tutti i suoi beni. Cristina s’accorse che ad emergere dal bicchiere era il San Francesco di Giotto, nell’immagine più amata e popolare, del Santo che predicava agli uccelli. L’immagine è bella di per sé, nel suo contenuto “letterale”, perché presuppone quell’armonia della natura - del creato nella religiosità cristiana medievale – con la possibilità di comunicazione, fratellanza e solidarietà tra tutte le creature, così chiara nella mente di Francesco. Essa va dritta al cuore della gente, è recepita dallo spirito popolare. Ma gli uccelli chi rappresentavano? Forse Giotto, come i pittori etruschi, si servì di simboli, semplici e naturali.
Cristina guardò il suo compagno, che stava prestando orecchio ai discorsi sulla Ferrari, della tavolata accanto, del tipo: la nuova centralina elettronica di marca Mc Laren applicata a tutti i motori della formula uno. Provò a richiamare la sua attenzione.

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