venerdì 4 luglio 2008

Chiese d'Etruria

Varcarono anche qui la porta d’entrata e camminando raggiunsero la chiesa di San Francesco. Già un’altra chiesa era stata per loro un’esperienza speciale. A Sutri la sera precedente avevano visto la piccola facciata disegnarsi nel grande, complesso edificio che s’innestava sulle mura di qua e al di là della porta nord. Ai lati due piante di camelia rosa acceso.
L’entrare in una chiesa, è sempre un’esperienza particolare. Cristina e Daniele pur percorrendo le vie degli etruschi, approfittavano sempre della visita delle tante chiese degli antichi borghi, un itinerario parallelo, che s'imponeva loro, come quella sera a Sutri. Dentro le nostre chiese, che hanno preso il posto degli antichi santuari, c’è uno spazio sempre fortemente caratterizzato, denso di atmosfera cui, non solo il fedele, ma anche il pellegrino o perfino il visitatore distratto o casuale non possono sfuggire. Cristina ne aveva notato l’effetto sugli amici stranieri che si era trovata ad accompagnare. Come fossero risucchiati da quell’atmosfera, sedevano lentamente, lasciandosi assorbire:
- E’ perché noi non abbiamo ambienti simili – le aveva detto Janet, americana di New York.
Così sedettero tra le panche deserte. Dentro, un delizioso canto di poche voci femminili li accolse. Non solo il canto, tutto all’interno era discreta grazia femminile, che le camelie fuori avevano annunciato: la pulizia, finalmente un pavimento lucidissimo – pensiero di Cristina - l’ordine, la cura e la composizione graziosa dei mazzetti di fiori all’altare e alle immagini sacre. Le voci scendevano dal palco dell’organo sopra la porta d’entrata. Un’isola, un oasi mantenuta dalle suore carmelitane, come lessero, nei fogli di preghiera appesi sull’entrata. Quando si voltarono per uscire una testa dalla balconata s’era affacciata verso di loro. Videro poi che le suore, cinque in tutto, avevano il loro sito web.
Nella Chiesa di San Francesco a Capranica fu una tomba - segno caratterizzante del loro viaggiare verso gli Etruschi - ad attrarre la loro attenzione. Era il sepolcro degli Anguillara. Ancora una volta – dopo il sarcofago degli sposi - trovavano un’eccezione all’individualità della sepoltura. Erano stati due fratelli, morti a distanza di due anni l’uno dall’altro, che si volle riunire. Lo scultore aveva così scolpito i corpi d’entrambi allungati sulla lastra tombale.
- Un’altra eccezione alla sepoltura individuale - commentava Cristina, all’aperto.
- E’ interessante trovare queste eccezioni dovute al riconoscimento di un forte legame occorso tra i vivi.

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