venerdì 4 luglio 2008

Bomarzo. Mostri o alieni?

Il mostro di pietra con la bocca spalancata sembrava bearsi della sua terribilità ed incurante dei visitatori. Trovarono un posto dove stare un po’ tranquilli a chiacchierare.
- Non ci sarà un filo che unisce questi mostri a certe raffigurazioni etrusche? - Cristina aveva preso a tormentare i fili d’erba.
Daniele lasciò che a rispondere fosse la sua faccia, cioè assunse, come spesso gli accadeva, pensò Cristina, le sembianze dell’indecifrabile. Meno facilmente si lasciava andare a quelle supposizioni che a lei piacevano tanto.
- Pensavo agli animali mostruosi…
- La loro religione manteneva aspetti primitivi, con divinità che potevano essere ostili e minacciose, oppure benigne, che comunque sovrastavano gli uomini.
- I greci hanno razionalizzato queste paure antropomorfizzando le divinità, cioè rendendendole simili a noi.
- Pressappoco.
- Invece gli etruschi riuscivano a pensare solo di poter interpretare i segni divini. Tutto intorno a loro, dal cielo al fegato della pecora, era un unico cosmo fatto di segni da interpretare.
- E quindi di simboli.
- Allora anche gli animali mostruosi sono simboli: il leone con la testa di capra e la coda di serpente, che è la chimera, riunirebbe in sé i poli contrari, le forze, gli elementi vitali.
Ripensavo a Paolo – continuò Cristina - quando stavamo al museo di Trevignano, sedotto da un marmo bianco romano piuttosto che da tutti quei buccheri neri con quelle figurine grottesche incise negli steli di sostegno alle coppe. Quanto è stato scritto sull’inorganicità dell’arte etrusca rispetto a quella greca, il loro sovraccaricare di decorazioni, i manici degli oggetti affollati di statuine… ecco penso che se gli etruschi ricercavano segni e deponevano simboli questo era primario nella realizzazione degli oggetti, s’imponeva alla forma e all’uso, all’arte stessa. I simboli si mettono dove meglio si vedono. Come le statue sul tetto dei templi.
Daniele taceva e Cristina pensò che acconsentisse.
Le venne in mente H. P. Lovecraft e il suo “Ciclo di Cthulhu”: gli antichi come alieni, orridi mostri venuti dalle stelle.
Daniele aveva chiuso gli occhi contro il sole e sorrideva che sembrava addormentato. Lei continuò a parlare, ma ebbe cura di abbassare la voce:
- Mi è piaciuto in “Guerre Stellari” l’episodio in cui compare Harrison Ford, il porto spaziale dove circolano esseri dalle forme più stravaganti. Un futuro nello spazio all’insegna della biodiversità. Lo stesso principio di vita diversificatosi in ogni modo nell’universo e tutte le forme di vita evolutesi più o meno in pace e comunicanti tra loro.
Le venne infine in mente un essere a tre teste, che ebbe il potere di farla tacere, ma si trasformò in un attimo nell’incipit di un racconto che Cristina si provò ad immaginare affondando nell'erba del parco di Bomarzo.

Un altro prologo: il racconto di Cristina, bozza di una saga stellare.
"L’essere a tre teste atterrava nello spazioporto della grande capitale intergalattica, nell’inconfondibile modo bizzarro dei tre-teste. Il comandante Polifactor si sorprese a pensare, seguendone la traiettoria:
- Difficile che i treteste affrontino una cosa in maniera lineare.
Si preparò a scendere per ricevere quell’ultima delegazione finalmente arrivata su Trantor. Prese con una mano la cartella luminosa; con un’altra il dono per l'ospite, scelto e procurato personalmente dal Presidente Thefarie Velianas, una statuetta di una lega primordiale, il bronzo, che proveniva come le altre già consegnate, dalla Terra - pare che adornassero le tombe di una popolazione poi scomparsa:
- Scelta piena di significato - si disse il comandante, pensando che la Terra e il suo futuro erano il motivo principale della riunione.
Con la terza mano prese la scatola dei contatti, con la quarta… Si fermò bruscamente. Ricordò a se stesso che non doveva approffitare di fronte agli ospiti delle prerogative dei multimano, per non imbarazzarli.".

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