giovedì 18 settembre 2008

Lo scialo (ritornare al futuro)



Il ritorno dei grembiulini a scuola e delle case chiuse sono segnali, da punti dislocati della società, di una volontà di un ritorno al passato. Almeno a prima del Sessantotto, magari agli anni Cinquanta. Ha un senso rispetto alla nostra storia e rispetto al resto del mondo? O non sarebbe più auspicabile un ritorno al futuro? A pensare con energie nuove, ingegno e fantasia, che si diceva un tempo doti particolari degli italiani, a soluzioni nuove e più adeguate ai problemi del paese, e dell’umanità in generale, già che siamo nell’anno 2008? Un fastidioso odore di stantio percorre a folate l’aria ormai autunnale.
Ripercorriamo un po’ la strada che ci ha portato sin qui dal secondo dopoguerra. C’è stata la Repubblica e la ricostruzione con la spinta ad adeguare il paese alla nuova modernità con, esempio importante, la scuola popolare e i corsi serali per i – troppi- giovani e adulti che nel nostro Paese erano cresciuti analfabeti senza istruzione. Poi c’è stato il boom degli anni sessanta uno sviluppo per alcuni aspetti distorto, come quello della speculazione edilizia, ma che ha comunque portato il Paese fuori dalla sua arretratezza e ad entrare nella comunità internazionale dei Paesi del Welfare, cioè nella società del benessere. Da un punto di vista politico, però, con l’istaurarsi della guerra fredda, proprio nei primissimi anni Sessanta, l’Italia, con il più grosso partito comunista europeo e la sua posizione importante nel Mediterraneo, è rimasta come divisa in due, tirata tra i due blocchi, cristallizzata nelle opposte ideologie e bloccata nella libera evoluzione della sua politica interna. Il terrorismo, strategie della tensione, corruzione sempre più elevata dei politici al governo, ad un certo punto perfino ostentata, sono state conseguenze del Paese bloccato.
Ad un certo punto però la guerra fredda è finita. Il muro di Berlino è crollato nel 1989. Circa vent’anni. Con quel muro sono finiti di crollare da noi i vecchi partiti. Sarebbe nata la nuova Repubblica ma qualcosa s’è inceppato, non solo per le crisi economiche ricorrenti che scrollano il sistema del Welfare. Ci saremmo aspettati finalmente una più effettiva libertà e crescita democratica, il superamento graduale delle molte anomalie del nostro Paese. Invece sta infine prendendo piede un a lungo covato ritorno al passato, che tra l’altro maschera di bonomia paternalistica, scelte che di fatto favoriscono ancora una volta i ricchi rispetto ai poveri, proprio quando una grave crisi economica internazionale è in atto.
In questi ultimi vent’anni, invece di migliorare, occorre riconoscere che il Paese è diventato meno efficiente. Com’è stato possibilire scialare così l’Alitalia? Che oggi per dire che le cose vanno male si dice che si sta peggio dell’Alitalia? Quando una volta chi entrava a lavorare in quest’azienda era considerato un benedetto dalla sorte, e voleva dire prestigio ed un certo livello di stato sociale ed eleganza? E quanto ancora è stato scialato in Italia? Per risolverlo con un ritorno al passato?
E’ vero che senza memoria non c’è identità ma è anche vero che in certo qual modo abbiamo bisogno di dimenticare, per non essere oppressi dal passato e anche per essere felici ! – si veda il mio post precedente su Barnaby Rudge –
Il cambiamento, change, le idee nuove e innovative sono la spinta dell’umanità, il saper e poter cambiare fa parte della libertà, vivifica e rende interessante questo nostro altrimenti vecchio e noioso mondo.

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