martedì 29 novembre 2011

Long long long


 "It's been a long long long time  
  How could I ever have lost you..."
Gran bella canzone, George.
Dedicata a tutti i nostri cari e agli amici,

                   "Some are dead and some are living,  
                    in my life I've loved them all"


martedì 22 novembre 2011

L'Italia all'Europa: siamo tornati!

Mario Monti è a Bruxelles per riprendere un cammino interrotto, quello del consolidamento dell'Unione Europa, non solo per i nostri problemi. Ciò che nel post precedente s'è detto per l'Italia, che una situazione di grave emergenza può essere motivo di superamento dei particolarismi vale, infatti, altrettanto per l'insieme degli stati europei, e quindi la crisi finanziaria attuale è per un verso l'occasione per il varo di quelle leggi e misure che da tempo il progetto di unificazione prevedeva e, in particolare per la situazione contingente, di quelle  che mettano al sicuro la nostra moneta.
Siamo tornati con un premier competente che, oltrechè spiegare ciò che conta di fare per i nostri conti pubblici, potrà essere illuminante anche con Merkel e Sarkozy su cosa fare per l'Europa. E c'è un altro italiano, Mario Draghi, alla guida della Banca Centrale Europea. Eh sì siamo proprio tornati, noi che siamo stati tra i fondatori dell'UE, che storicamente abbiamo dato così tanto a questa civiltà da e nel corso di più di duemila anni e che oggi  restiamo terzi per economia.

Il particolarismo italiano e il governo Monti.

Forse mai come questa volta nella storia della repubblica un  governo tecnico ha suscitato tanti commenti  discordi e concordanti, tante preavvertimenti, prese di posizione e altolà, e infine  epiteti e definizioni caricaturali (:governo dei professori, dei secchioni, dei poteri forti, delle banche etc. etc.); governo di tutti che ha raccolto alle camere una maggioranza strepitosa, e governo di nessuno perché nessuno vi si riconosce. Tutti lo sostengono e nello stesso tempo sono pronti a dissociarsi per tutelare il proprio ovile, partiti, sindacati e associazioni varie. Assentono nel nome e per il bene dell’Italia, visto il pericolo della bancarotta che incombe, ma ognuno ritagliandosi  una materia o un settore, lo spazio per la  sua specifica vigilanza nei confronti della  futura azione del nuovo governo. Perché ognuno ha la sua appartenenza mentre il governo tecnico nonostante tutti gli epiteti e le definizioni che gli sono stati dati  nel tentativo  appunto di collocarlo, proprio per la sua natura, per come è stato generato, non appartiene che alla sua funzione. Si mostra così una volta di più  il  particolarismo italiano, in questo strano stare a guardare di tutti gli attori  della passata rappresentazione per il terrore di  Mangiafuoco che  ci minaccia,  ognuno pronto però coi suoi lazzi dietro le quinte  a disturbare la nuova compagnia e a saltar fuori al momento opportuno.
(postato il  20/11/2011)

  Il governo Monti, perciò, si giustifica, nasce e si manterrà forte proprio per la situazione d'emergenza  economica internazionale che si è prodotta. Più questa situazione permane  grave per noi più i partiti demanderanno volentieri ogni responsabilità al governo tecnico. Paradossalmente le scelte, le riforme strutturali, che al punto in cui si è arrivati nessuno ha più avuto il coraggio di portare avanti per paura di perdere consensi fino a farci raggiungere l'immobilismo, potrebbero invece, nel momento del pericolo della bancarotta, essere sottratte al consenso degli interessi particolari che hanno diviso il paese bloccandolo. Anche se forzatamente, il pericolo esterno spinge verso l'unitarietà. Il governo di tutti e di nessuno si alimenta di questo.
Solo la Lega, per la paura  di perdere il consenso locale cioè di sparire,  paura in essa certamente più forte di quella del fallimento dell'Italia, che secondo i vaticinii estivi di Bossi starebbe per morire  per lasciar emergere i forti popoli del nord,  è all'opposizione.
(aggiunta)

venerdì 11 novembre 2011

Chi sono i mercati

In un ottica vetero-marxista o vetero-comunista, per usare un gergo comune, i mercati del mondo capitalistico sarebbe espressione del sistema e in particolare,  nell’attuale,  delle borse e degli speculatori finanziari.
Ma per gli economisti del mondo occidentale  il capitalismo, dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, per il venir meno del suo maggior antagonista, si è imposto come il migliore dei mondi possibili e  il libero mercato  ne è la base, il presupposto,  anche se è in realtà un’utopia, un’ideale a cui tendere: i grandi gruppi imprenditoriali infatti possono fare cartello e ignorare le leggi della domanda e dell’offerta di cui si legge nei manuali. 
Eppure qualcosa di genuino nell’andamento dei mercati nell’economia globale rimane.
Sono i mercati che con la loro sfiducia stanno decidendo le sorti di molti governi europei: la Grecia, la Spagna e finalmente anche l’Italia, costringendo a dimettersi i governi che non hanno saputo regolare i conti pubblici. C’è chi, come Gad Lerner in prima fila, si preoccupa di quest’azione che sembra rivolgersi contro la sovranità popolare, perciò pericolosa e antidemocratica; c’è chi, come detto all’inizio, li considera espressione del sistema e perciò da combattere – il prof. Piergiorgio Odifreddi nel suo blog -.
Ma i  mercati  sembrano vedere da lontano quello che i popoli a volte non riescono o non possono esprimere, così hanno tolto la fiducia a Berlusconi, che fosse per noi italiani chissà quanto ancora andrebbe avanti.
Non credo perciò che i mercati si possano identificare semplicemente con le borse e gli speculatori, ma dentro di essi deve esserci qualcosa  come una opinione pubblica, perchè chi compra deve avere una buona opinione del venditore, globale – Eugenio Scalfari intervenuto ieri su La7 allargava i confini all’Europa ma per i mercati dobbiamo considerare il villaggio globale -  la quale da lontano vede meglio, e se così siamo ancora dentro le forze attive della democrazia.

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