venerdì 11 novembre 2011

Chi sono i mercati

In un ottica vetero-marxista o vetero-comunista, per usare un gergo comune, i mercati del mondo capitalistico sarebbe espressione del sistema e in particolare,  nell’attuale,  delle borse e degli speculatori finanziari.
Ma per gli economisti del mondo occidentale  il capitalismo, dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, per il venir meno del suo maggior antagonista, si è imposto come il migliore dei mondi possibili e  il libero mercato  ne è la base, il presupposto,  anche se è in realtà un’utopia, un’ideale a cui tendere: i grandi gruppi imprenditoriali infatti possono fare cartello e ignorare le leggi della domanda e dell’offerta di cui si legge nei manuali. 
Eppure qualcosa di genuino nell’andamento dei mercati nell’economia globale rimane.
Sono i mercati che con la loro sfiducia stanno decidendo le sorti di molti governi europei: la Grecia, la Spagna e finalmente anche l’Italia, costringendo a dimettersi i governi che non hanno saputo regolare i conti pubblici. C’è chi, come Gad Lerner in prima fila, si preoccupa di quest’azione che sembra rivolgersi contro la sovranità popolare, perciò pericolosa e antidemocratica; c’è chi, come detto all’inizio, li considera espressione del sistema e perciò da combattere – il prof. Piergiorgio Odifreddi nel suo blog -.
Ma i  mercati  sembrano vedere da lontano quello che i popoli a volte non riescono o non possono esprimere, così hanno tolto la fiducia a Berlusconi, che fosse per noi italiani chissà quanto ancora andrebbe avanti.
Non credo perciò che i mercati si possano identificare semplicemente con le borse e gli speculatori, ma dentro di essi deve esserci qualcosa  come una opinione pubblica, perchè chi compra deve avere una buona opinione del venditore, globale – Eugenio Scalfari intervenuto ieri su La7 allargava i confini all’Europa ma per i mercati dobbiamo considerare il villaggio globale -  la quale da lontano vede meglio, e se così siamo ancora dentro le forze attive della democrazia.

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