martedì 22 novembre 2011

Il particolarismo italiano e il governo Monti.

Forse mai come questa volta nella storia della repubblica un  governo tecnico ha suscitato tanti commenti  discordi e concordanti, tante preavvertimenti, prese di posizione e altolà, e infine  epiteti e definizioni caricaturali (:governo dei professori, dei secchioni, dei poteri forti, delle banche etc. etc.); governo di tutti che ha raccolto alle camere una maggioranza strepitosa, e governo di nessuno perché nessuno vi si riconosce. Tutti lo sostengono e nello stesso tempo sono pronti a dissociarsi per tutelare il proprio ovile, partiti, sindacati e associazioni varie. Assentono nel nome e per il bene dell’Italia, visto il pericolo della bancarotta che incombe, ma ognuno ritagliandosi  una materia o un settore, lo spazio per la  sua specifica vigilanza nei confronti della  futura azione del nuovo governo. Perché ognuno ha la sua appartenenza mentre il governo tecnico nonostante tutti gli epiteti e le definizioni che gli sono stati dati  nel tentativo  appunto di collocarlo, proprio per la sua natura, per come è stato generato, non appartiene che alla sua funzione. Si mostra così una volta di più  il  particolarismo italiano, in questo strano stare a guardare di tutti gli attori  della passata rappresentazione per il terrore di  Mangiafuoco che  ci minaccia,  ognuno pronto però coi suoi lazzi dietro le quinte  a disturbare la nuova compagnia e a saltar fuori al momento opportuno.
(postato il  20/11/2011)

  Il governo Monti, perciò, si giustifica, nasce e si manterrà forte proprio per la situazione d'emergenza  economica internazionale che si è prodotta. Più questa situazione permane  grave per noi più i partiti demanderanno volentieri ogni responsabilità al governo tecnico. Paradossalmente le scelte, le riforme strutturali, che al punto in cui si è arrivati nessuno ha più avuto il coraggio di portare avanti per paura di perdere consensi fino a farci raggiungere l'immobilismo, potrebbero invece, nel momento del pericolo della bancarotta, essere sottratte al consenso degli interessi particolari che hanno diviso il paese bloccandolo. Anche se forzatamente, il pericolo esterno spinge verso l'unitarietà. Il governo di tutti e di nessuno si alimenta di questo.
Solo la Lega, per la paura  di perdere il consenso locale cioè di sparire,  paura in essa certamente più forte di quella del fallimento dell'Italia, che secondo i vaticinii estivi di Bossi starebbe per morire  per lasciar emergere i forti popoli del nord,  è all'opposizione.
(aggiunta)

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