mercoledì 28 novembre 2012

La via dell'acquedotto traiano dentro Trevignano

Il percorso dell’acquedotto attraverso Trevignano è una storia nella storia.
Nemmeno dentro il paese ci sono cartelli che lo segnalino ma l’abbiamo ritrovato attraverso le mappe catastali e ove possibile per noi siamo andati a vederlo. Certamente quello visibile a Trevignano è l’acquedotto traiano paolo, cioè come fu ripristinato da PaoloV nel 1611.

Secondo Carlo Fea, in "Storia dei condotti antico moderni delle acque Vergine Felice e Paola", 1832, dopo il taglio dell'acquedotto per mano dei goti, ancora diversi papi lo restaurarono sino al IX secolo, in quanto l'acqua sabatina, come verrà chiamata nel medioevo, era necessaria per alimentare le mole costruite sul Gianicolo dopo Traiano, e per dar da bere ai pellegrini e ai poveri che sostavano presso S.Pietro. Per il dopo è certo solo l'intervento di papa Borghese da lui maturato nel 1607 e avviato con l'acquisto delle vene d'acqua dal proprietario, il Principe Don Virginio Orsini Duca di Bracciano.L'Istromento di compravendita, recante la data 23 Agosto 1608, conservato nell'Archvio di Stato di Roma, relativo ai territori di Bracchiani, Triboniani, Anguillariae", per la somma di venticinquemila scudi, ci dice che il papa non potè comprare tutta l'acqua traiana, infatti ottenne:

“l’acqua delle mole vecchie di Bracciano, l’acque della vigna Orsina, quelle di Venere, il primo e il secondo rio vicino a Trivignano.”

Invece:
 “l’acque del rio delle cisterne, l’acqua che serve alle mole di Bracciano, alla vigna grande, che sono Fiora, Matrice e Carestia, o se altra vi fosse dell’acqua dell’Orsina oncie sei, quella del Rello vicino all’Orsina, quella che si trova vicino a Vicarello verso Bracciano, quelle del Rio delle Donne e l’acqua di Vallagieri debbano tutte restare interamente libere al signor Don Virginio
Nel contempo però si dava la possibilità di aggiungere nuove vene:
 “che per lo spazio di trenta mesi si possano cercare per la tenuta di Vicarello, territorio di Trivignano, dell’Anguillara, di Galera, della tenuta di Monte Maria grande, di Monte Maria piccola, e della Storta, luoghi dello stato di sua eccellenza, se si trovino altre acque come si crede che ve ne siano; e trovandole incondottarle con le altre sopradette”.
Così l’acquedotto paolo portò  acqua traiana ma con un numero minore di vene. Si calcola, secondo Carlo Fea, quelle lasciate fossero altrettante di quelle comprate. Ciò non impedì a Paolo V di alimentare al castello sul Gianicolo la mostra della Fontana che porta il suo nome e di dotare la città leonina di varie fontanelle contrassegnate dalla sua tiara e dalle armi, a ristoro dei pellegrini, col vanto di aver restaurato la purissima acqua traiana. Questa mole d’acqua non sarebbe più bastata ai suoi successori specie con la costruzione delle grandiose fontane in piazza S. Pietro e solo con loro si pensò d’attingere anche al lago di Bracciano e ad altre vene come quella di Polline, di nuovo richiedendone l’acquisto agli Orsini, proprietari anche delle acque del lago.



Il suo passo sotterraneo, cadenzato dai cippi che bucano la campagna tra gli ulivi, procede parallelo alla Via di Sette Vene per poi volgersi un po’ più internamente, dietro le case attuali, all’entrata del paese e ricomparire con ulteriore curvatura, per aggirare la costa del monte, emergendo dal terreno sulla via di S. Filippo, a lato dell'omonima fontana, tra blocchi di roccia basaltica.
particolare dell'acquedotto emergente su via di S. Filippo
l'acquedotto traiano paolo visibile a Trevignano con la fontana di S. Filippo
E la fontana ha pure la sua storia nella storia, perché i lavori di ripristino dell’acquedotto avendo luogo nei campi che la popolazione di Trivignano coltivava ne sollecitarono le rimostranze, già essendole accollato, con imposte straordinarie, di contribuire al finanziamento dei lavori. Fu allora offerto alla popolazione la costruzione di una fontana che attingesse dall’acquedotto e non  le richiedesse perciò di recarsi alla fonte di S. Filippo, il cui fosso accosto alla fontana, tra questa e la piccola cappella  che ricorda l’omonima chiesa scomparsa, passa oggi sotto la strada. La fontana fu costruita ma, naturalmente, le spese relative furono aggiunte nelle imposte.
la diramazione dell'acquedotto per la fontana




























Quindi, curvando ancora, sparisce nuovamente l'acquedotto dietro la
linea delle case che affacciano su Via IV Novembre.
 

Si nasconde alla nostra vista lungo via IV Novembre, il corso attuale di Trevignano che conduce dritto alla piazza del Comune, segnato sulle carte dietro la schiera dei palazzi, ma a metà strada ricompare perché il monte lo costringe a tornare in avanti sulla strada in un curva che lo fa sembrare la prua di una nave: un’isola di verde. l’unica, proprio di fronte al bar " di Annamaria": ecco qui le case non si sono potute costruire, qui, per ora, ha vinto l’acquedotto.
 


E ancora l'acquedotto curva e se ne va dietro le case. E ancora lunga è la storia: qui a Trevignano gli ingegneri romani dovettero tagliare la montagna per fare strada all’essere di pietra ed acqua,
 quasi certamente due volte, ma è la storia di un prossimo post.




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