mercoledì 27 maggio 2009

Il battito della natura


E’ stata una primavera piovosa ma tiepida. Le campagne d'Italia ne hanno goduto. Il verde ha potuto crescere ed espandersi nelle sue diverse gradazioni dai piani alle alture in questi nostri paesaggi mai rettilinei, sempre linee spezzate e curve rincorrentisi fino all’orizzonte.
Muoversi tra la campagna e la città, e mentre in questa il tempo degli affari umani tende ad un'inflessibile ripetitività, annotare le differenze attraverso gli occhi, nei suoni, negli odori e dentro di noi, con l’aria più fina per la quale ci accorgiamo che anche i nostri polmoni si beano.
Poi il caldo improvviso, smodato per la fine di maggio, che ha fatto maturare rapidamente e virare ai toni del giallo i verdi d’aprile. Eppure ancora bella la campagna spigata e ancora gonfia, punteggiata dai papaveri rossi.
Come tutto, a volte, cresce velocemente e corre alla sua fine, allegramente però, come una festa.

lunedì 18 maggio 2009

Elezioni indiane



Negli anni Settanta il premio Nobel prof. Daniele Bovet insegnava Psicobiologia all’Università di Roma e trovandosi ad interrogare una studentessa indiana abbandonò d’un tratto i casi, le osservazioni e gli esperimenti sul comportamento animale, per chiederle che ne pensasse come donna, dal punto di vista femminista, d’Indira Gandhi quale capo di Stato. Tutte le studentesse presenti molto probabilmente si ritrovarono a pensarci su. Tale era la forza del personaggio Indira.

sabato 16 maggio 2009

Gran Torino



Una rivoluzione piccola sembra infine realizzarsi.
Per gli americani, le nostre utilitarie erano uno scherzo, un giocattolo un po’ come Pinocchio, oppure qualcosa di molto esotico. Loro, il grande Paese, con le sterminate high way, hanno sempre pensato le quattro ruote in formato extralarge.
Riconoscevano, però la nostra intraprendenza – come apprezzarono Cinecittà - e la Gran Torino della Ford fu un omaggio, ma mai si sarebbero immaginati di dover riconoscere che piccolo è bello, e soprattutto conveniente, anche per loro.
La macchina a idrogeno rimane in cantiere, qualcuno dubita che sia una bufala; la macchina elettrica è pronta ma non parte, addirittura è troppo silenziosa. Intanto i giocattolai di Torino hanno preparato pure la Panda a metano. Dovremo perciò accontentarci della rivoluzione in piccolo, sempre che Obama, Marchionne e i consumatori americani riescano ad andare d’accordo.
Sarà allora una vera riconversione industriale per il motore americano. Qualcosa che cambia, che si adegua ai tempi nuovi, più difficili.
Certo potremmo anche pensare un mondo diverso, proprio con meno macchine, ma ciò non vieta di considerare la piccola riconversione americana un segno positivo di duttilità, interscambio, direi d’evoluzione, all’interno del villaggio globale.
Intanto c’è l’odierna manifestazione a Torino sull’occupazione, la paura che si chiudano gli stabilimenti, ma la Fiat ha sempre saputo riprendersi. E questo fa ben sperare anche in quest’occasione: che le opportunità offerte stranamente proprio dalla crisi internazionale non contrasteranno con il bene dei lavoratori italiani, affinché si realizzi nuovamente una gran Torino.

domenica 10 maggio 2009

Ricordare e dimenticare


Pertinenti alla nostra Enciclopedia del ricordare, alcune considerazioni che prendono le mosse dall’incontro tra due donne, le vedove Pinelli e Calabresi, custodi della memoria dei loro uomini, davanti al Capo dello Stato e dalla riflessione di Miriam Mafai su Repubblica.

Circa il ricordare, riferito alla strategia della tensione che ha caratterizzato gli anni della Prima Repubblica, Mafai insiste sull’importanza, accanto al lavoro degli storici, di affidarci anche “alla nostra memoria, alla nostra capacità di trasmetterne il ricordo, le vicende e i valori. Di qui il frequente richiamo alla necessità e all'importanza di una "memoria condivisa" ai fini della crescita di una coscienza e di una identità collettiva.”

Eppure proprio di fronte a questi eventi che sono stati tragici e dolorosi, nell’incontrarsi sorridendo delle due signore, c’è anche una componente di dimenticare, nel senso metaforico così magistralmente espresso da Dickens nella figura di Barnaby Rudge – colui che è felice perché non-ricorda -. Dobbiamo ricordare, per la nostra memoria storica, la nostra identità collettiva, per comprenderci meglio e progettare il futuro, e dobbiamo dimenticare per non soffrire più, allontanare i rancori e guardare al futuro con quella fiducia senza cui in realtà ricordando non ci si stacca dal passato. Siamo cioè nel nostro presente continuamente esposti al ricordare e al dimenticare e dalla risultante di queste opposte tendenze, molto probabilmente, si determina il nostro stare nel mondo.

giovedì 7 maggio 2009

Concerto rock è bello

(sento di dover rafforzare il contenuto del post che precede)
Secondo me, si può avercela con la pochezza della politica sindacale nei confronti dei giovani ma chiedere anche solo per polemica di abolire il concerto rock del primo maggio è profondamente sbagliato per l’importanza, il significato dello stare assieme e la tradizione che ormai c’è dietro questo tipo di manifestazioni, che nel mio post precedente ho cercato di evidenziare elencando degli esempi storici. Forse un far politica un po’ provinciale e, pur dicendo di voler cambiare, in realtà vetero; forse Epifani e gli altri con i loro capelli bianchi, e lo stesso Vasco, sono, almeno in questo, più giovani dei loro critici.

lunedì 4 maggio 2009

Il concerto del primo maggio

Tra le forme di comunicazione e partecipazione di massa più popolari oggi c’è il concerto rock. Un antesignano il concerto per il Bangladesh di George Harrison del 1971, e poi tra gli altri il concerto in onore di Bob Dylan al Metropolitan, quello in cui a Sinead O’Connor fu impedito di cantare dai fischi, perché il popolo del rock è pacifista dalla nascita – questo per dire che i messaggi detti sono pochi in un concerto rock ma sono chiari, la gente sa perché si trova lì e poi conta la musica – e il grandioso e planetario live8, in occasione del G8 di Edimburgo, quattro miliardi di persone collegate dalle televisioni di tutto il mondo. Da noi abbiamo il concertone di Piazza san Giovanni a Roma per festeggiare il primo maggio e anche qui non è solo per chi ci va ma pure per tutti quelli che lo guardano da casa. Come noi che in casa ci siamo rimasti, abbiamo ricevuto visite e c’era sempre la televisione accesa con le immagini del concerto.
Mica solo per i giovani sono i concerti rock, perché il rock ha ormai più di cinquant’anni. Ora ho letto in un blog, Odisseo, che i sindacati dovrebbero abolire il concerto del primo maggio. Ho capito, leggendo il post, che l’autore critica la politica sindacale nei confronti dei giovani, ma non ho capito perché prendersela con il concerto rock: e se un giorno "ci salverà la musica"?

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