domenica 13 luglio 2008

Piazza Navona




Chi teme la piazza. Le élites – le oligarchie – temono e in fondo disprezzano le piazze. Dove si affolla la gente, sconosciuta, spesso volgare.
Dalle colonne di un giornale sostanzialmente oligarchico, Ezio Mauro da un lato riconosceva il merito dei cittadini, appunto, “sconosciuti" (però!) che “hanno voluto riconnettersi al discorso pubblico in un momento delicato”, dall’altro stigmatizzava l’esito appunto volgare della manifestazione impressale da chi la conduceva dal palco. Il borghese attuale evidentemente continua ad essere afflitto dal complesso della volgarità. Nel mondo oligarchico borghese, del resto, essere sconosciuti è un po’ come il peccato originale e nelle oligarchie borghesi tutti sono noti tra loro, o attraverso loro amici. Il cittadino sconosciuto è come tale, oserei dire, quasi certamente inferiore. Perché se avesse meriti sarebbe diventato noto per essi. L’élite borghese, infatti, ancora si nutre dell’idea di progresso e che, a conti fatti, questo non possa che essere il migliore dei mondi possibili - in particolare che questo mondo capitalistico sia il migliore dei mondi possibili -. Corollario di questa visione del mondo è che i migliori non possono che emergere e … confluire nelle élites, naturalmente! In genere gli oligarchi, per l’appunto, non fanno che parlare di percorsi d’eccellenza che selezionino i migliori.
Così tutto ciò che viene dall’iniziativa, l’intuizione, della gente, dello spirito popolare, è perciò guardato con sospetto e criticato dagli oligarchi, anche perché sfugge al loro controllo.
Peccato che i grembiulini dei girotondini si siano sporcati nel cadere “tutti giù per terra” come, per la verità, comanda la filastrocca. Altro che sfacelo di Piazza Navona. Altro chè.

Nessun commento:

Etichette