domenica 9 dicembre 2007

Un altro momento di crisi nel Paese


Un altro momento di crisi nel Paese. Sono i fatti che avanzano, l’andare delle cose cui i politici non sanno star dietro, figuriamoci prevederli o prevenirli. Altri squillanti aumenti dei prezzi ormai ovunque, ubiquitari. I piccoli aumenti di stipendio che qualche categoria cominciava a considerare, sono già risucchiati. Questa volta non c’è nemmeno una causa precisa di cui i furbi si siano approfittati, come il caso dell’euro, un giochetto tutto italiano, nel passaggio da una moneta all’altra, voilà tutto costò il doppio. Gli stipendi no, non godettero di questa, chiamiamola, svista. Per la quale una parte degli italiani si ritrovò dal punto di vista dei suoi averi, della sostanza cioè, raddoppiata, e l’altra dimezzata. C’era chi diventava sempre più ricco e chi sempre più povero, mentre i conti pubblici andavano a picco.
Il nuovo governo ha puntato al risanamento delle casse dello Stato chiedendo sacrifici a tutti, ma i poveri, se non si applicano le giuste proporzioni nelle richieste, è un paradosso che non si riesce a correggere, pagheranno in proporzione sempre più dei ricchi, condizione aggravata dal fatto che una parte del Paese è evasore fiscale. Quindi, con il risanamento i poveri hanno continuato ad essere sempre poveri e qualche volta anche più poveri. Da dimezzati corrono il rischio quando finalmente i conti siano “risanati”, quando "saremo a cavallo", di ritrovarsi senza più sostanza, cavalieri inesistenti noi, altro che i nostri antenati. Lo strumento principale per il risanamento adottato dal governo, triumviri in carica all’uopo Prodi, Padoa Schioppa e Visco, è stato, con significativa creatività, l’aumento delle tasse, che alla fine ci ha raggiunto tutti, tranne proprio i poverissimi. Probabilmente non sanno far altro. Pare che le entrate siano state buone, ma oggi, ai primi di dicembre, risulta che i conti pubblici non sono migliorati granchè, non si riesce a controllare l’aumento dei prezzi, le misure di liberalizzazione limitate e inefficaci. Forse già da tempo si sarebbe dovuto pensare anche ad altri interventi e agire con più efficacia. Le cose fatte tanto per far vedere si dimostra che non servono a nulla, come nel corpo umano, quando si prende una medicina, quello che conta sono le dosi. Anche se la maggioranza al Senato è quella che è, governare vuol dire anche avere coraggio e affrontare i problemi per cercare di risolverli. Perché l’equità non sia solo un’astrazione e il Buon Governo sia lo stesso ideale della nostra gloriosa civiltà comunale, quello dell’affresco del Lorenzetti.

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