giovedì 13 dicembre 2007

Racconto di Natale. Quarta parte



Ne aveva di cose da dire il gufo. Babbo Natale lo ascoltava ma, proprio come un bambino, senza mai stare fermo, sempre facendo qualche giochetto. Ora afferrava una lucertolina per la coda, ora accarezzava un bel soriano panciuto che era talmente sazio da imporsi d’ignorare quei topolini che ogni tanto facevano capolino tra i sassi. La sostanza di quel fatto straordinario, dell’adunanza insomma, era che gli animali avevano preparato pure loro una lista per Babbo Natale, ma non si trattava di giochi, anche perché loro meglio degli uomini sapevano inventarseli. Era piuttosto, Babbo Natale non doveva prendersela a male, una lista di lamentele. Si sentivano maltrattati dagli uomini e dimenticati da Babbo Natale, se non per diventare loro stessi dei regali. Questa moda degli uomini, essere considerati dei regali, dei giocattoli, era veramente troppo. Che ne sapevano gli uomini quanto poteva essere difficile la vita di ognuno, che a loro non mancavano problemi, sofferenze e difficoltà d’ogni tipo. “Ma almeno fra noi alla fine ci rispettiamo” disse il gufo con voce grave sollevando il petto piumato.

(continua)

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