venerdì 28 dicembre 2007

Mandarini di Sicilia

In tema di Natale, bambini, ricordare e profumi, Kalos mi ha mandato un suo scritto.
Qui sotto ne riproduco alcune parti, in accordo con l’autrice:


Un poco più discosta, c’era una cassetta piena di mandarini. Era il loro aroma, l’odore che aveva sentito, camminando. Rimase fermo, cercando di comprendere ciò che gli stava accadendo. Era qualcosa di portentoso; stanchezza e malumore erano spariti, sostituiti da una sensazione di benessere mai provata. Era uscito di casa malvolentieri, già stanco, spossato. La notte aveva dormito male, anzi non aveva dormito per niente. I gemelli si erano esibiti in un concerto senza fine, in accompagnamento a perentorie richieste di ciucci e biberon. Da dove veniva ora quella beatitudine? Essa era legata con certezza al profumo dei mandarini. Ma perché? I piccoli globuli giallo-arancio erano ancora attaccati ai loro ramoscelli, in mezzo alle foglie verde scuro. Ne aspirò intensamente il profumo, se ne riempì i polmoni, lo trattenne dentro più che potè. L’emozione lo riprese. Era calore, tenerezza. Un ricordo, relegato chissà in quali antiche e buie profondità del suo essere, stava risvegliandosi, si dibatteva per risalire alla luce. Provò ad afferrarlo. Cercò di svuotare la mente da ogni altra realtà e concentrarsi su quel profumo di mandarini. Ma la percezione era troppo vaga, immersa in una remota oscurità, non si lasciava riconoscere e fuggiva lontano.
Erano le sette, quando finalmente tornò a casa. Sentì la moglie che giocava con i bambini nella cameretta. Dalla cucina arrivava il debole chiarore del faretto che illuminava il camino. Si mosse in quella direzione attratto da un intenso aroma, lo stesso della mattina. Nella penombra si accorse che intorno alla cappa del camino c’erano, come una ghirlanda, rami intrecciati di mandarini: i frutti scendevano giù, illuminati dalla luce, splendenti nel loro abito d’oro, come decorazione natalizia.
All’improvviso il ricordo, che l’aveva seguito e turbato tutto il giorno, gli si palesò nitido, intatto. Era il ricordo di un profumo di mandarini, quei mandarini che pendevano dalle ghirlande, che la gente della sua città, una città siciliana, usava appendere nel periodo di Natale intorno alle edicole, agli angoli delle strade e intorno ai presepi fatti alla buona, con qualche statuina raccolta qua e là, offerta dai vicini. Le strade, allora, perdevano il loro abituale grigiore, si coloravano di verde, di arancio, diventavano giardini profumati. Si rivide bambino, nelle sere che precedevano le feste natalizie, quando con la mamma andava alle novene che si tenevano proprio davanti a quegli altarini improvvisati.
Sere di dicembre buie, fredde, le mani nelle tasche del cappotto e il bavero del colletto alzato. Risentì, come allora, la voce della mamma, che gli sussurrava all’orecchio: “Hai freddo?”, gli tirava ancora più su il colletto del cappotto e glielo teneva ben stretto intorno al collo. La gente attorno cantava a voce alta: “Tu scendi dalle stelle…”. Poi arrivava suo padre. Lui allora svelto, tirava fuori le mani dalle tasche del cappotto ed afferrava quelle dei suoi genitori, le stringeva forte. Non si sarebbe più mosso da così.
Si riscosse, dirigendosi con impazienza verso la stanza dove sua moglie e i bambini seduti sul tappeto, lo aspettavano.".

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