venerdì 2 settembre 2011

L'importanza della rete per la correzione della manovra finanziaria di Arcore

Il ritiro repentino dalla manovra finanziaria del provvedimento che colpiva i laureati, e similmente i militari di leva, per non poter più conteggiare negli anni pensionabili quelli degli studi universitari riscattati, merita qualche ulteriore riflessione. 

Ci piace rilevare che il nostro modesto blog è stato tra i primi nella 
notte del 29 agosto a segnalare:“La manovra colpisce i laureati”, mentre i principali quotidiani erano attestati sulla stessa velina che genericamente dichiarava che erano state attaccate le pensioni. Questa velina di per sé – poi naturalmente dentro gli articoli si specificavano le misure prese - era in qualche modo scorretta perché si ometteva di segnalare l'iniquità di fondo del provvedimento se solo due categorie di contributi, e una, quella che riguardava i laureati, molto di più per il numero di anni interessati, erano prese di mira.

L’altro equivoco che  siffatti titoli dei giornali  potevano alimentare, tenuto conto del dibattito che aveva preceduto la feconda riunione di Arcore, nel quale Bossi aveva sempre dichiarato  che le pensioni non si dovevano toccare,  era che quest'ultimo avesse ceduto, fosse stato “umiliato” addirittura secondo Repubblica. Ma da parte della Lega, a manovra  fatta e con i contenuti diffusi dalle agenzie, non c'erano commenti in tal senso. In realtà ad Arcore erano stati tutti contenti d’aver trovato la quadra sulle pensioni. E la quadra era venuta da un idea geniale del ministro Sacconi: agire sui chi non aveva mai lavorato. Un tale arcano era finalmente svelato, ci si riferiva al servizio miltare di leva e agli anni di studio nelle università per conseguire una professione. Evidentemente la Lega contava sulla scarsa presenza di laureati nel suo elettorato, che infatti pur protestando anch’esso contro la manovra si concentrava però sull’anno tolto ai militari.

Nel nostro pur breve post noi invece segnalavamo, già alla mezzanotte, oltre il chiaro intento di preservare il proprio elettorato, un intento ancor più allarmante punitivo verso i laureati – ripreso ieri 1 settembre da Tito Boeri e Ilvo Diamanti su Repubblica. Segnalavamo pure, alla mezzanotte, l’attacco alla funzione pubblica perché con i laureati erano toccati tutti i quadri del pubblico impiego. A quell’ora poi non era ancora emerso che il contributo di solidarietà oltre i 90 mila euro, restava valido per gli statali – altra forma grave d’iniquità poi riconosciuta perciò  pure incostituzionale - . Ma anche questo andava bene a Bossi, indebolire e punire lo Stato, dalle cui ceneri sarebbe dovuta nascere la Padania.

Superficiale cara Laura ? – Commento 1 al mio post -. Forse tu volevi dirmi che non sono entrata nel merito di che cosa il provvedimento comportasse per i laureati e le loro famiglie, ma a questo ci ha pensato la Rete che è stata decisiva nel far rientrare la manovra. E ancora una volta ha preceduto partiti e giornali.
Ho pensato di scrivere un commento in tal senso ad un blog, molto pubblicizzato nella sua trasmissione da un giornalista politico ed è il commento 3 del mio post. Il giornalista in questione l’ha respinto. Politici e giornalisti italiani hanno in molti il difetto di guardare la gente dall’alto,  pretendono sempre d’esser loro a guidare e ad indicare e difficilmente riconoscono quando la società civile va avanti.

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