sabato 10 settembre 2011

Italia e Europa nella crisi economica

Il rappresentante tedesco nella Bce si è dimesso, in sostanza, per protesta verso la decisione di comprare i titoli di stato dei paesi più fortemente indebitati, come Grecia e Italia,  il comportamento dei cui governanti non è stato adeguato. Dentro la coalizione di Angela Merkel già si sapeva che una componente era contraria a questa decisione,  ma emerge  ora, ancora più fortemente, che vi sono dei falchi che vorrebbero l’uscita della Germania dall’euro. Si prospetta perciò una grave crisi dell’unione europea  il cui perno sta  oggi nel rapporto tra paesi forti e deboli, trovandosi i primi nella necessità d’aiutare i secondi affinchè  il sistema dell’euro non crolli. In realtà anche i paesi forti, cioè ad economia più virtuosa, come  Germania e Francia con il deludente recente incontro hanno dimostrato di non saper progettare il futuro, di non aver avuto idee o ideali di più ampio respiro con cui cementare  attraverso e oltre l’euro l’unione europea.

Il nostro paese oltre ad essere fattore della crisi europea non può a sua volta non essere influenzato da essa poiché non si può alzare le spalle di fronte al fatto che la gestione economica dei conti pubblici, con un debito abnorme e l’inettitudine messa in campo nel produrre una congrua, ed equa, manovra finanziaria ci ha screditato e la crisi economica si alimenta del discredito.
Il governo sta asserragliato nel bunker del Parlamento, con una maggioranza esigua ma compatta, perché comprata, e votata a sopravvivere per la tutela del suo proprio interesse. Questo è lo spettacolo che diamo in Europa ma, poiché il destino nostro e dell’Europa  è ormai così strettamente intrecciato, il peso del ruolo negativo che vi stiamo svolgendo non potrà non farsi sentire dentro il paese.

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