mercoledì 17 agosto 2011

Crisi economica: non s'è più pensato al futuro

"Sarkozy e Merkel" non convincono i mercati.” Le misure da loro prospettate, un governo economico europeo, il pareggio di bilancio nelle costituzioni europee – ingiunto finora solo all’Italia – e l’emissione degli eurobond sono evidentemente di là da venire o di scarsa consistenza. L’Europa si trova dunque in palese ritardo rispetto alla crisi economico-finanziaria. Anche gli stati più virtuosi non hanno saputo essere previdenti. E i mercati stanno sempre più assumendo nei confronti della politica il ruolo della realtà contro l’apparenza. Peggio della speculazione finanziaria nelle borse è stata l’azione o inazione dei governi nella gestione dei conti pubblici.  Dall’America all’Europa il tratto comune è stato quello dell’aumento del debito pubblico, e questo che altro vuol dire, infine, se non di chiudere gli occhi di fronte al futuro? Questo non pensare alle conseguenze, questo concentrarsi nel presente sembra perciò il carattere distintivo della civiltà borghese all’inizio del terzo millennio. L’eterno presente della società del benessere che non sente più la necessità di pensare e progettare il futuro perché sta bene come sta. Chissà se gli allarmi e le minacce di catastrofi imminenti riusciranno a svegliarla dal suo sonno.

3 commenti:

nessuno ha detto...

Questo non pensare alle conseguenze, questo concentrarsi nel presente sembra perciò il carattere distintivo della civiltà borghese all’inizio del terzo millennio.
A mio parere il non pensare alle conseguenze (dell'indebitamento che qualcuno poi deve e/o dovrà pagare) non è il carattere distitntivo della civiltà borghese all'inizio del terzo millennio ma il carattere distintivo della società occidentale di tutta la seconda metà del XX secolo, dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi. Se i nodi stanno arrivando al pettine adesso, proprio i debiti contratti dagli Stati nel cinquantennio precedente hanno consentito a quella e questa società il benessere goduto.
Quindi L’eterno presente della società del benessere che non sente più la necessità di pensare e progettare il futuro perché sta bene come sta va, a mio parere va corretto modificando le ultime parole con: Perché ritiene di poter star bene in eterno come è stata in questo cinquantennio. Ma non si può certo vivere in eterno sui debiti che i governi hanno acceso per fare stare meglio di quanto potessero i propri cittadini elettori. Ed i misuratori attenti dei debiti di chiunque, governante o mercante che sia, sono proprio i mercati che detengono gran parte di quei debiti carta straccia.
Anche se quei debiti non verranno onorati, si pagherà in termini di livelli di vita inferiori, senza più doppie e triple automobili per famiglia, viaggi alle Maldive, spettacoli lirici il cui biglietto copre un milionesimo del costo effettivo dello spettacolo e così via, ma riattivando, nella seconda casa in campagna il pollaio della prima metà del XX secolo.

piccola dorrit ha detto...

Per nessuno
Chissà perché quando c’è da tirare i conti allora e solo allora si cerca l’uguaglianza. E fa particolare sensazione cercarla tra gli italiani, che sono quelli del paese, tra i più industrializzati del mondo, con maggiori diseguaglianze, stagnazione sociale e sperequazioni. Tutti uguali gli italiani di fronte alla crisi economica? Tutti hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità? Con viaggi alle Maldive, triple auto, doppie e triple case?
“Famiglia Cristiana” usa l’espressione “serial killer” per definire l’azione della manovra finanziaria: quando si prende di mira sempre lo stesso soggetto.
Ma ipocritamente si dice tutti gli italiani.
Sono intervenuta su questo punto anche sul blog di Stefano Menichini.

nessuno ha detto...

Famiglia Cristiana?
e chi è?

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