venerdì 12 agosto 2011

Circa i disordini in Inghilterra. (About the riots in England)

Le reazioni all'insorgere dei disordini a Totthenham sono state sconcertanti: non c'era nulla da capire, niente che li motivasse, non la morte di un nero nello scontro con la polizia, non l'emarginazione della popolazione di questo quartiere dentro la ricca Londra,  nemmeno l'accentuarsi dell'impoverimento dei ceti più deboli con la crisi economica e  nemmeno ancora le minoranze etniche, anche perchè qui vi sono immigrati di seconda e terza generazione. Opinione che dal premier inglese Cameron è stata mutuata anche da diversi commentatori italiani. Il primo però ha dovuto in parte rimangiarsela di fronte all'estendersi della ribellione in altre città inglesi.
Allo stesso modo ci si stupì quando s'infiammarono le banlieues di Parigi, nel 2005, additata fino a quel momento come esempio d'integrazione e multiculturalismo. Basta vedersi "Niente da nascondere" di Michael Haneke, che ripercorre la storia dell'immigrazione parigina dagli anni settanta. - Niente da nascondere - vorrebbe ribattere ancora oggi la borghesia ottusa che, immersa nel brodo sempre uguale del suo benessere, non vuole vedere le contraddizioni che esplodono fuori ma anche dentro di lei. Dicono che questi giovani ribelli vedono che non hanno un futuro: dall'altra parte la borghesia vuole vivere in un eterno presente perchè non le serve di modificare nulla del suo stato, dei suoi piaceri ma ancor più banalmente delle sue abitudini. Ma le contraddizioni scoppiano anche dentro il brodo del benessere collettivo, come ad Oslo.

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