mercoledì 19 novembre 2008

Circa i Beni Culturali




Una nuova direzione generale dei musei ai Beni Culturali è stata appena inaugurata con la nomina di Mario Resca. Qualche perplessità è suscitata dal fatto che il neoeletto vanta eccellente curriculum come manager ma non in campo storico artistico. Quindi suo obiettivo dovrà essere il miglioramento dei nostri musei dal punto di vista prettamente organizzativo. Molto probabilmente, però, tra gli storici dell’arte e gli architetti del ministero sarà circolata la voce che il nuovo direttore generale è reduce dalla direzione della Mac Donald con qualche sospiro.
Siamo il Paese con il più grande patrimonio storico artistico al mondo, ma il ministero che ne se occupa è sempre stato uno dei più “piccoli” per importanza e prestigio e nonostante ciò la scelta di tecnici di chiara fama, che non mancano certo, ai più alti posti di questo ministero continua ad essere disattesa. Insomma l’interesse dei governi per questo settore o è stato inadeguato o, quando si è acceso negli ultimi tempi, è stato soprattutto dal punto di vista della produttività, ma trattandosi del patrimonio storico artistico del nostro Paese sarà bene chiarire che il lato economico, l’immagine e il marketing non possono esserne gli aspetti essenziali.
I beni culturali, e non solo quelli che stanno al chiuso nei musei, istituti e soprintendenze ma anche nei centri storici delle nostre città e borghi, le piazze e i monumenti, le antiche pietre dei ruderi più antichi ancora eretti o giacenti negli scavi archeologi, sono tra le testimonianze tangibili della nostra storia e della nostra identità, una storia che per alcuni lunghi tratti, possiamo dirlo senza retorica, ha illuminato il mondo. C’è stato qualcosa in questa penisola dalla forma buffa che ha consentito a più riprese la rinascita della civiltà, la posizione nel Mediterraneo, il clima e forse soprattutto l’incontro e la separazione tra genti diverse, favorito dalla conformazione geografica, fonte di quell’individualismo che da sempre è stato la nostra forza e la nostra dannazione. Così siamo un Paese in perenne ricerca dell’ identità comune: i beni culturali sono l’archivio delle nostre cose più preziose.
Ma è un patrimonio delicato, perché la più parte è soggetta alle offese del tempo e della dimenticanza e il cui significato nel flusso del quotidiano ha bisogno di essere costantemente ricompreso e rivissuto. Così dalla fine dell’Ottocento, a cominciare d’Adolfo Venturi, gli storici italiani hanno sviluppato nel campo della storia dell’arte una teoria incentrata sui concetti del restauro e della conservazione, e conseguentemente una prassi della tutela che trovava il maggior compimento nella legislazione del Regno del 1939. La Costituzione della Repubblica ha riaffermato la tutela da parte dello Stato con l’art. 9. Vi si legge del patrimonio storico e artistico della Nazione: con quel complemento di specificazione, della Nazione, si sintetizza appunto che questo patrimonio ci unisce, sta nel bagaglio, e più prezioso, della nostra identità.
Da ultimo, nell’età berlusconiana, ai concetti di restauro, conservazione e tutela, sacri per gli storici dell’arte che si sono formati alla scuola di maestri come Cesare Brandi, Giulio Carlo Argan ed altri, s’è aggiunto quello della valorizzazione, termine di passaggio alla dimensione economica, al mercato. La nomina del nuovo direttore generale sembra tutta in questa direzione.
Questa valorizzazione non dovrebbe presiedere alla conservazione e tutela e quindi alla competenza scientifica. L’aspetto economico non può venire prima dell’alto valore civile, educativo, che i nostri beni culturali esercitano sulle nostre coscienze, quando come cittadini andiamo nei nostri musei ed entriamo in conversazione con essi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara piccola Dorrit,
non so se tu sei un'esperta d'arte,ma sicuramente ne sei un'amante (leggendo anche quello che scrivi sull'arte etrusca)e devi conoscerla abbastanza -hai persino citato Venturi-. Quello che dici è perfettamente vero. Noi, che siamo il popolo più ricco d'arte non stimiamo abbastanza questo meraviglioso tesoro che abbiamo (non tutti spero).Purtroppo, forse,non è stimato abbastanza dai nostri governanti, o, forse, non ne sanno tenere in conto il vero valore intrinseco, che non è considerare le opere d'arte solo una fonte di guadagno. Altrimenti non avrebbero affidato la direzione generale a Mario Resca, che sarà sicuramente una persona apposto e valida, ma considerando i suoi interessi precedenti, sembra molto lontano dall'essere un amante dell'arte. Si vedrà!
Un amico dell'arte

Anonimo ha detto...

cara piccola Dorrit,
è diverso tempo che, per motivi vari,non ho avuto la possibilità di collegarmi alla rete. Oggi ho avuto qualche momento e tra i vari blog, ho subito cercato il tuo, perchè lo trovo sempre nuovo e vario. Ho ho letto i vari post che hai aggiunto, tutti molto attuali, specie quello sulla scuola.
Ti faccio tanti auguri.
A ritrovarci presto
Lampada

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