mercoledì 22 giugno 2011

L'oro di Napoli, 'a munnezza

E’ il grande business, pare più redditizio della droga, e a tenerlo in piedi è servito l’intreccio profondo tra camorra, affari e politica. Così quello della munnezza è diventato per chi lo affronti un’idra a nove teste, un mostro difficile da accostare e colpire.
Da dickensiana annoto come nel romanzo Il nostro comune amico, cumuli di rifiuti aprano la storia: sono, grottescamente e sarcasticamente, ma ora possiamo dire con molta lungimiranza, la ricchezza e l’eredità, il nascosto pedigree, di un personaggio che non a caso ha un’identità celata e viene indicato in società per l’appunto come il comune amico.
Nella cronaca odierna Napoli con i suoi abitanti è diventata ostaggio dei signori della munnezza.
La lotta da ingaggiare sarà, nonostante la prosaicità della materia, epica. De Magistris ha esaltato il carattere napoletano, la sua creatività: ce n’è bisogno per vincere l’Idra. I cittadini non devono però lasciare solo il loro sindaco. Forse ha sbagliato nel darsi un tempo, cinque giorni o una settimana o più, ma ha avuto coraggio nel pararsi subito di fronte al mostro. Dagli errori s’impara: dove i piani, affidabili sulla carta, s’inceppano da lì s’illuminano le trame e i congegni che mantengono e fanno crescere ‘a munnezza.

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