mercoledì 9 giugno 2010

La ragione e il bavaglio

La costanza della ragione, si diceva. L’iter di questo ddl sulle intercettazioni la mette alla prova. L’opinione pubblica contraria, ma anche la critica del Quirinale hanno condotto l’esecutivo ad apportare delle modifiche, si è anche pensato ad un certo momento che la legge sarebbe stata lasciata cadere e invece no, essa risorge blindata, pronta alla fiducia, e con cambiamenti modesti rispetto alla sostanza e quasi ridicoli nella loro attuazione, come la concessione di proroga di tre giorni in tre giorni con decisione di una commissione distrettuale di giudici che avrebbe a sua volta tre giorni di tempo per decidere. Com’è stato osservato, per mandare qualcuno all’ergastolo basta un giudice solo!
Ai finiani questi cambiamenti stanno bene: allora non era per Roma, nel senso di Tacito, cioè per lo Stato, per il bene comune, come sarebbe potuto essere per le parole usate dal presidente della Camera, che hanno combattuto ma solo per loro stessi ed il loro peso dentro il partito. Impariamo dunque, o reimpariamo, che dobbiamo sempre aspettare come le cose si sviluppino e concludano, per comprenderne il senso.
Resta dunque all’opposizione e all’opinione pubblica che è contraria di spendersi contro questa legge perché come si diceva la ragione non lascia, segue lo svolgimento delle cose e prosegue a contrastare ciò che non può approvare.
Per convincere gl’italiani che questa legge se la meritano s’è fatto appello ancora una volta ad un’Italia cialtrona, quella che sbatterebbe il mostro in prima pagina, che non saprebbe far di meglio che spiare gli onesti cittadini. E a chi gliene frega qualcosa di quello che fai tu onesto cittadino, salvo coltivare le tue paure, le tue fobie?
Ma non si può mercanteggiare la tutela della privacy, per la quale basterebbero alcune semplici misure adeguate, con la libertà d’informazione, non si possono togliere ai magistrati fondamentali strumenti d’indagine e all’opinione pubblica la conoscenza dei fatti. Non possiamo pretendere di vivere in un mondo senza pericoli a prezzo della libertà, vecchio ricatto dei governi autoritari, perché il calcolo è sbagliato: il rischio che qualcuno esponga ingiustamente la nostra privacy, e peggio ancora ci accusi ingiustamente di un delitto non può mai essere del tutto eliminato ma certamente il rischio sarà in realtà maggiore dove c’è meno libertà e democrazia, perché dove c’è la libertà ci saranno anche maggiori strumenti di difesa, perché se il cittadino sarà colpito nel silenzio chi potrà aiutarlo?
Quindi il valore della libertà è il più grande ed è attraverso la libertà d’informazione che possiamo arrivare alla conoscenza dei fatti e esercitare il nostro libero pensiero; occorre difendere la Costituzione da quelle leggi che con la scusa di farci stare più liberamente nel nostro cortile c’innalzano tutt’intorno un muro.

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