giovedì 17 gennaio 2008

Galileo






Chi mira più alto, si differenzia più altamente;
e ‘l volgersi al gran libro della natura,
che è ‘l proprio oggetto della filosofia,
è il modo per alzar gli occhi


(Galileo Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo tolemaico e copernicano, 1632)

Uno degli scopi di Paul Feyerabend nella sua opera Contro il metodo, è di opporsi all’immagine della scienza come percorso lineare e cumulativo. Quante teorie nuove avrebbero dovuto essere abbandonate perché all’inizio gli esperimenti non riuscivano, o perché spiegavano bene due cose e dieci altre no? Nel Seicento il sistema tolemaico era una costruzione certamente più bella e completa del nuovo sistema copernicano e spiegava più cose.
Ma Galileo fu processato e costretto ad abiurare. Cartesio, impaurito, emigrò dalla Francia per confondersi, anonimo, tra i cittadini dei Paesi Bassi. Occorrerà aspettare Newton, che con la legge della gravitazione universale completò il sistema copernicano, e Voltaire, che ne fece l’opera di diffusione per abbattere il vecchio sistema.
Il filosofo tedesco Ernst Cassirer, indagatore profondo delle basi della conoscenza scientifica, scrisse magnificamente ne La filosofia dell’Illuminismo, 1932:

"Soltanto ora infatti la scienza rifece con piena coscienza il processo che si era fatto al Galilei. L’aveva citato davanti al proprio foro e la sentenza era conforme alle proprie norme fondamentali. E da allora la sentenza non fu mai più impugnata seriamente: anche l’avversario finì per adattarvisi in silenzio. Questa fu la prima grande vittoria della filosofia illuministica. Essa portò qui a termine ciò che il Rinascimento aveva iniziato: segnò alla conoscenza razionale un dato territorio entro il quale non doveva trovare più ostacoli né costrizioni autoritarie, ma potersi muovere liberamente in tutti i versi e, in base a questa libertà, arrivare alla perfetta coscienza di sé e delle sue facoltà."


Questa libertà, il potersi muovere liberamente in tutti i versi, senza più ostacoli nè costrizioni autoritarie, credo sia anche l'idea fortemente sottesa in Feyerabend.

Nessun commento:

Etichette