Non c’è solo la crisi economica.
I vecchi politici, o anche se non vecchissimi comunque
esponenti della vecchia politica, si aggrappano ancora una volta al tecnico,
come Casini e Fini, e appoggiano la sortita di Monti, un evento, il
riproporsi cioè di un neoeletto
senatore a vita, che come tale non ha neanche bisogno di candidarsi alle
elezioni, che mi sembra non abbia precedenti nella storia della Repubblica. Il
leader dell’attuale maggior partito a detta dei sondaggi, Bersani, ha a suo tempo rilasciato dichiarazioni del tipo che non gli
andava di governare sulle macerie e s’è
opposto un po’ troppo debolmente alla candidatura di Monti nella prossima legislatura. La
situazione generale sarebbe perciò che ai
politici, insomma, non gli andrebbe di governare e ancora delegherebbero volentieri a un tecnico: a questo siamo ridotti. Non un provvedimento
d’emergenza, come si era configurato a metà della legislatura in corso, a
fronte della perdita della maggioranza parlamentare (e della fiducia dei mercati) da parte del governo
Berlusconi, della sua inazione e inettitudine circa le misure anticrisi, e della
concomitante incapacità già allora evidenziatasi dei partiti di trovare un
accordo ed assumersi la responsabilità di scelte impopolari. No, l’affido al
tecnico si dovrebbe protrarre nella nuova legislatura sgravando i politici! E’
con questi buoni propositi che i vecchi politici sembrano avere il coraggio di
ripresentarsi agli elettori, mentre a questo punto di coraggio, e coerenza,
dovrebbero averne per fare i bagagli e andare in pensione.
Fuori d’Italia la maggior parte dei governi occidentali,
dall’America alla Germania, ha salutato con piacere il riproporsi del tecnico
Monti, la Merkel in particolare s’è espressa decisamente e la comprendiamo
perché è troppo vivo in lei il ricordo di Berlusconi ma tutti insieme i
governanti stranieri temono per noi un Berlusconi bis – la cui ultima uscita,
che “dovrebbe essere la Germania ad abbandonare l’euro”, non ha potuto che
rafforzare nel timore – o qualcosa
che gli somigli. E quando mai si era arrivati a questo punto di discredito a
livello internazionale tanto da esprimersi già sulle scelte elettorali di un
paese democratico?
In Italia le élites che parlano attraverso i grandi giornali
hanno anche loro salutato con favore la proposta di Monti. Un paese bambino che
non sa votare, che si lascia irretire dal racconta- favole, dall’imbonitore di
turno e che va guidato dall’alto e se i vecchi partiti non sono più all’altezza
di governare e d’indirizzare al meglio le masse meglio affidarsi al tecnico.
Sì: un paese eternamente bambino e in affido permanente, questo sarebbe il vero
grado della nostra democrazia, secondo le élites.
Ma questo è un ragionamento circolare che si morde la coda:
ammesso che il paese sia rimasto almeno in parte bambino – e chissà quanta
parte ha in ciò il carattere genetico, il nostro discendere dalla plebe romana
– è da pensare quanto di questo stato non siano responsabili proprio le élites che
con il loro guidare dall’alto non hanno reso possibile
l’auto-responsabilizzazione e hanno fallito nell’educazione del popolo.
La riprova di questo atteggiamento sta nella chiusura totale
verso i movimenti e in particolare oggi verso il movimento 5 Stelle presentato
spesso come il diavolo. E invece un giornale straniero importante come il Washington
Post ne ha fatto giorni addietro un’analisi equilibrata che contrasta le più
negative analisi nostrane di populismo.
Come allora uscire dalla crisi politica se non si apre al rinnovamento - mentre ancora c’è una legge
elettorale a liste bloccate che va bene a tutti i partiti – se non si riconosce
che gli italiani sanno pensare ed auto organizzarsi ma proprio a questi si
vorrebbe precludere le vie della rappresentanza?
Perché se ci teniamo al benessere raggiunto e quindi alla
gestione della crisi economica è pure importante non dimenticare che la libertà
e la democrazia che è sostenuta da una rappresentanza vera e vitale sono tra i
beni primari come l’aria.
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