giovedì 4 ottobre 2012

La crisi della politica italiana


Non c’è solo la crisi economica.

I vecchi politici, o anche se non vecchissimi comunque esponenti della vecchia politica, si aggrappano ancora una volta al tecnico, come Casini e Fini, e appoggiano la sortita di Monti, un evento, il riproporsi  cioè di un neoeletto senatore a vita, che come tale non ha neanche bisogno di candidarsi alle elezioni, che mi sembra non abbia precedenti nella storia della Repubblica. Il leader dell’attuale maggior partito a detta dei sondaggi, Bersani, ha  a suo tempo rilasciato dichiarazioni del tipo che non gli andava di governare sulle macerie e s’è  opposto un po’ troppo debolmente alla candidatura di Monti nella prossima legislatura. La situazione generale sarebbe perciò che ai  politici, insomma, non gli andrebbe di governare e ancora delegherebbero volentieri a un tecnico: a questo siamo ridotti. Non un provvedimento d’emergenza, come si era configurato a metà della legislatura in corso, a fronte della perdita della maggioranza parlamentare (e della fiducia dei mercati) da parte del governo Berlusconi, della sua inazione e inettitudine circa le misure anticrisi,  e della concomitante incapacità già allora evidenziatasi dei partiti di trovare un accordo ed assumersi la responsabilità di scelte impopolari. No, l’affido al tecnico si dovrebbe protrarre nella nuova legislatura sgravando i politici! E’ con questi buoni propositi che i vecchi politici sembrano avere il coraggio di ripresentarsi agli elettori, mentre a questo punto di coraggio, e coerenza, dovrebbero averne per fare i bagagli e andare in pensione.

Fuori d’Italia la maggior parte dei governi occidentali, dall’America alla Germania, ha salutato con piacere il riproporsi del tecnico Monti, la Merkel in particolare s’è espressa decisamente e la comprendiamo perché è troppo vivo in lei il ricordo di Berlusconi ma tutti insieme i governanti stranieri temono per noi un Berlusconi bis – la cui ultima uscita, che “dovrebbe essere la Germania ad abbandonare l’euro”, non ha potuto che rafforzare nel timore – o  qualcosa che gli somigli. E quando mai si era arrivati a questo punto di discredito a livello internazionale tanto da esprimersi già sulle scelte elettorali di un paese democratico?

In Italia le élites che parlano attraverso i grandi giornali hanno anche loro salutato con favore la proposta di Monti. Un paese bambino che non sa votare, che si lascia irretire dal racconta- favole, dall’imbonitore di turno e che va guidato dall’alto e se i vecchi partiti non sono più all’altezza di governare e d’indirizzare al meglio le masse meglio affidarsi al tecnico. Sì: un paese eternamente bambino e in affido permanente, questo sarebbe il vero grado della nostra democrazia, secondo le élites.
Ma questo è un ragionamento circolare che si morde la coda: ammesso che il paese sia rimasto almeno in parte bambino – e chissà quanta parte ha in ciò il carattere genetico, il nostro discendere dalla plebe romana – è da pensare quanto di questo stato non siano responsabili proprio le élites che con il loro guidare dall’alto non hanno reso possibile l’auto-responsabilizzazione e hanno fallito nell’educazione del popolo.
La riprova di questo atteggiamento sta nella chiusura totale verso i movimenti e in particolare oggi verso il movimento 5 Stelle presentato spesso come il diavolo. E invece un giornale straniero importante come il Washington Post ne ha fatto giorni addietro un’analisi equilibrata che contrasta le più negative analisi nostrane di populismo.  Come allora uscire dalla crisi politica se non si apre al rinnovamento  - mentre ancora c’è una legge elettorale a liste bloccate che va bene a tutti i partiti – se non si riconosce che gli italiani sanno pensare ed auto organizzarsi ma proprio a questi si vorrebbe precludere le vie della rappresentanza?

Perché se ci teniamo al benessere raggiunto e quindi alla gestione della crisi economica è pure importante non dimenticare che la libertà e la democrazia che è sostenuta da una rappresentanza vera e vitale sono tra i beni primari come l’aria.

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