lunedì 13 agosto 2012

Quando Time Square è come il Texas di “Un mondo perfetto” (“A perfect world”).

Il fatto accaduto a Time Square il 12 agosto,  di un afroamericano che impugnava un coltello ed è finito ucciso dal fuoco della polizia, ha scatenato reazioni e commenti. S’è discusso sull’ effettiva pericolosità dell’uomo e quindi su come la polizia avrebbe potuto neutralizzarlo senza ucciderlo. C’è chi ha esteso il discorso dal fatto di cronaca a considerazioni di più ampia portata circa il rapporto tra il cittadino e le forze dell’ordine, quindi tra il potere e la democrazia (e per qualche  ideologo di sinistra ancora attivo in sostanza il fatto sarebbe accaduto per colpa del capitalismo), fino a riflettere poi se accadimenti simili, di cui pure abbiamo qualche caso anche da noi, non siano più frequenti e perciò più tipici negli Stati Uniti perché vi sopravvive un aria di frontiera, come il gran commercio di armi ad uso privato testimonia, che può spirare anche nelle grandi città.

E la scena dei poliziotti avanzanti  in mezzo alla strada contro l’uomo con la maglietta bianca  sembra presa da un film… Per l'appunto la società americana indaga in profondità su se stessa attraverso il cinema e a me  viene in mente “Un mondo perfetto”  di Clint Eastwood ma, mentre di Butch Haynes-Kevin Kostner sappiamo molte cose, di Darrius Kennedy sappiamo solo che stava fumando uno spinello.
 Ci manca la sua storia, il perché e il come sia arrivato a morire al centro di New York, a Time Square, con un coltello in mano. Non sappiamo come sia andata con i suoi genitori, quali erano i suoi sogni e le ultime cose che ha pensato e chissà se avrebbe voluto anche lui andare in Alaska.

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