giovedì 18 novembre 2010

Capire l'Italia nel Veneto e a Pompei

Le contrapposizioni a volte sono utili e produttive, altre volte sono retoriche, altre ancora sono solo becere, come quando si oppone la necessità d’intervento dopo l’alluvione in Veneto a quella per il restauro e la conservazione del sito archeologico di Pompei dopo il crollo della cosiddetta Casa dei Gladiatori. Comune è il fattore scatenante, l’inclemenza della natura quando è inclemente, cioè le piogge, comune l’inadeguata prevenzione umana.
Se il porre riparo ai danni provocati nelle terre venete attiene al viver quotidiano, al presente immediato, mentre a Pompei occorre rinsaldare le murature della nostra memoria storica, le fondamenta del nostro passato, d’entrambe ha bisogno e si alimenta la nazione.
I soldi quando servono si trovano. E che? Un Paese che vanta di stare tra gli otto più industrializzati del mondo, che si dice ed è ricco – anche se la ricchezza è molto mal distribuita – non può intervenire in Veneto come a Pompei?

Allora che si smetta di additare le nostre gloriose e grandiose rovine come “quei quattro sassi”. Di questo spregio, in quanto suggerito, oltreché dall’incultura, dalla spinta alla cementificazione, insofferente di vincoli e tutele, e quindi dalla mancata tutela dell'ambiente come bene per sè, il Veneto è vittima come Pompei.

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