martedì 11 maggio 2010

L’Italia che si specchia nel calcio: dal campionato ai mondiali.

Il problema dell’identità sta tutto dentro il calcio, lo sport nazionale sopra tutti gli altri.
A contendersi il titolo di Campioni d’Italia fino all’ultima giornata due squadre che si presentano con tratti significativi riguardo alla questione dell’identità o appartenenza, l’Internazionale e la Roma. La prima è tutta fatta da stranieri, l’unico italiano all’anagrafe è un ugandese adottato, roba che neanche la grande Inter di Herrera e di Moratti padre, che aveva un’intelaiatura di grandi calciatori italiani ( Sarti, Burnich, Facchetti… Corso, Mazzola …). La seconda alle prese con un tifo esasperato e troppo concentrato localmente, che nella cronaca di ieri s’associa all’esultare laziale per la sconfitta con l’Inter, rivale della rivale.
Se queste sono le squadre in vetta al campionato come da queste ricavare il meglio per l’Italia, la squadra nazionale da presentare ai campionati del mondo? La prima ha da offrire un solo giocatore, la seconda ne avrebbe, a cominciare da Francesco Totti, ma questi devono ancora dimostrare quanto tengono alla maglia azzurra.
Proprio l’episodio della partita tra Lazio e Inter ha scatenato i commenti più negativi sul carattere degli italiani, sempre una parte contro gli altri. E’ vero che una nostra caratteristica è sempre stata quella di essere calati nel particulare, ma non bisogna trascurare che il rinchiudersi in piccole tribù diventa una caratteristica del villaggio globale, un fenomeno quindi non necessariamente o particolarmente italiano.
Gli italiani però dal loro particolare hanno anche saputo trarre grandi cose. Non sarà un caso che abbiamo dato al mondo così grandi e tanti geni e artisti, senz’altro dei grandi individualisti. Ma quando il particolare ha prodotto l’eccellenza è stato perché si è ricongiunto all’universale: la riflessione su se stessi, sul nostro piccolo che ci circonda è stata capace di trovare idee che parlassero a tutti, in diversi luoghi e tempi!
Roberto Baggio ha sempre detto che per lui la cosa più importante è stata la nazionale. Così già quando cominciava a giocare a calcio a Caldogno, provincia di Vicenza, già sognava il mondiale, già congiungeva il particolare all’universale.
I giocatori brasiliani che molto probabilmente vedono nel pallone il mondo, fanno anche loro da bambini questa connessione.
Francesco Totti, invece, s’è tutto fatto risucchiare dal particolare, con le sue conseguenze negative anche sul piano della sportività. La punizione maggiore da infliggergli perciò non può essere che la convocazione in nazionale, dove dovrà dimostrare che finalmente anche lui, e con lui l’Italia del Calcio, sa arrivare, attraverso l'appartenza comune, all’universale.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Purtroppo da quello che si dice fino ad oggi, il caro Totti non sarà convocato in Nazionale. Si meriterebbe proprio una punizione del genere, qualunque siano le scusanti che vengono addotte per il suo comportamento sciocco e asociale. E' ancora "il pupo", che facilmente si fa trascinare da situazioni, quando non riesce a gestirle.

Anonimo ha detto...

Sono un tifoso di fede laziale; mi è molto dispiaciuto, però, il comportamento degli altri laziali nella partita Lazio-Inter. In un campo dovrebbe contare solo lo spirito sportivo, non tutti questi campanilismi così esagerati. Però una bella provocazione è stata data da Totti, con la sua ostentata gestualità, nella partita del derby.

Anonimo ha detto...

Ma che cosa hai da dire sulla partita Lazio-Inter? I laziali si sono comportati come era giusto che facessero. Quando si gioca, non si ha rispetto per nessuno, altrimenti che gioco sarebbe! La tifoseria serve proprio a questo: a scaricare le tensioni che, un tempo sfociavano nelle guerre e nei combattimenti. Quindi ogni mezzo è buono per rispondere all'avversario e Roma e Lazio, si sa, sono due squadre avversarie.

Anonimo ha detto...

La Roma ha perduto la Coppa, ma ha lo stesso un bel campionato.
W la RRRRRoma!

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