giovedì 8 aprile 2010

Capire l'Italia per cambiare

Già sotto Pasqua e Pasquetta, complici condizioni meteorologiche avverse, è iniziata la discussione da parte degli sconfitti alle elezioni regionali. I vincitori si sono invece incontrati da poco ad Arcore per la spartizione del bottino, ovvero la giustizia a me, le riforme a te, e così via.

In particolare, c’è un accumularsi di pareri, di diagnosi al letto del malato, il partito democratico, che costituisce il grosso dell’opposizione; si discute di come riconquistare i voti perduti ma anche della fisionomia, del carattere che questo partito giovane per nascita ma vecchio in molte componenti ancora non riesce ad avere. Ma questi due aspetti non possono essere separati, non si possono ricercare consensi, occhieggiando quello che hanno fatto i leghisti al Nord e in Emilia – quasi andare casa per casa, fare comizi anche a tre persone – o riaprendo le sezioni, se non ci sono idee ben chiare sulla diversità del messaggio politico da propagandare; non è solo che dobbiamo cercare di convincere il vicino, non è solo questione di propaganda.

Ma nell’Italia di oggi un progetto politico da opporre al berlusconismo non può che essere soprattutto un progetto culturale; nonostante il colpo inferto alla pubblica istruzione con i tagli della riforma Gelmini, l’istruzione e la cultura sono i punti nevralgici su cui occorre far leva.
Si dirà: ma i bisogni dei cittadini, degli strati sociali che più stanno pagando la crisi economica, precari, disoccupati e cassintegrati, le famiglie che non sono tutelate e le storture, le inadeguatezze e le disuguaglianze sociali che ci portiamo dietro dalla prima repubblica. Sono senz’altro obbiettivi concreti, ma non basta. Occorre contrapporre all’Italia berlusconiana e delle televisioni una rinascita culturale, che si basi sulla conoscenza storica, lo sviluppo dello spirito critico, la cognizione dei valori e dei beni culturali che costituiscono il patrimonio storico-artistico della Nazione.


Insieme naturalmente ai valori universali dell’uguaglianza e della fratellanza, della democrazia e del rispetto delle regole. Perché il rinnovamento possa realizzarsi ed essere influente dev’essere il più ampio possibile. A che ci servono le élites culturali che si riuniscono in piccoli gruppi solitari? Del resto ormai gli intellettuali sono scomparsi dalla politica, esuli e raminghi i sopravvissuti. Uno dei maggiori difetti degli intellettuali italiani, rispetto agli altri paesi europei, è stato proprio di restare separati dal popolo e dalla cultura popolare e questo può contribuire a spiegare perché poi la gente può cadere facilmente vittima di politiche illusioniste come il berlusconismo e il leghismo.
Ci serve dunque un rinnovamento culturale generale, che circoli per la nazione: non ci bastano, anche se ci servono i leaders e i quadri dirigenti preparati, vogliamo essere popolo - o come si dice oggi società civile - preparato, senza che vi sia tra i due poli antagonismo.Questa la via maestra per recuperare voti. Questa una delle sfide principali che si pone oggi al partito democratico, più in generale allo sviluppo, proprio mentre affrontiamo una crisi, della democrazia in Italia. Accogliendo questo punto di vista allora s’intravede la soluzione anche ad altri quesiti, come quello sulle alleanze e l’incontro con il popolo di Grillo, che in passato aveva già offerto i suoi voti.

4 (1: Capire l'Italia; 2: Capire l'Italia a L'Aquila; 3: L'Italia decentrata)

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Tu parli di rinnovamento "culturale", come ha fatto Concita De Gregori ad Anno Zero, giovedì scorso. Forse ti sarai perduta, invece, un'altra trasmissione, sempre su Rai Due, venerdì sera, e cioè L'ultima parola", dove questa idea è stata derisa e ridicolarizzata. Credo che l'opinione comune sia su questa linea.

Anonimo ha detto...

Quello che occorrerebbe al popolo italiano in questo momento, forse, è proprio un rinnovamento culturale. Ma da dove deve partire? Chi ne sarà il promotore? Le tendenze che fanno da guida adesso portano in altre direzioni.

Anonimo ha detto...

Rinascita culturale? Questi termini mi aanno tanto di malcontento. Cosa c'è da dire alla società attuale? E' vero ci sono persone che non fanno la vita che vorrebbero, ma è stato sempre così. Guardiamoci intorno: la gente va e viene, ha i suoi interessi, i suoi momenti di svago, i suoi modi per aggregarsi. Perchè turbare una serenità così evidente?

Anonimo ha detto...

Il signore che ha scritto prima di me dimostra una grande dote di acquiescenza. Come si può dire che stiamo vivendo un momento tranquillo e rassicurante? Gente che perde lavoro a tutto spiano, aumenti sulla spesa quotidiana, impoverimento generale.... Si, molti non se ne rendono conto e vivono senza problemi, anche se spesso ricorrono a prestiti, oppure fanno lavori in nero. Però, più che rinnovamento culturale, io direi che sarebbe necessario un ritorno ai vecchi valori, inteso come consapevolezza dello squallore morale e spirituale in cui stiamo vivendo, ottenebrati da certi fari che ci vengono proiettati contro gli occhi e ci impediscono di avere una visione chiara di ciò che ci circonda.

Anonimo ha detto...

Piccola Dorrit,
tu pensi veramente che in questa nostra nazione, ai nostri giorni, quando quasi tutti i mass media, voci più o meno forti e travolgenti,continuamente ci vogliono convincere - e spesso ci riescono-
che l'Italia non è mai stata meglio di così, che essa è all'avanguardia, che sta vivendo uno dei suoi periodi migliori, si possa sviluppare questo rinnovamento culturale? Non siamo più ai tempi del Risorgimento!
W l'Italia!

Anonimo ha detto...

Se vuoi sentire il mio parere più che un rinnovamento culturale generale, ci vuole anche quello, ci vorrebbe un rinnovamento di certe teste, che imparassero a ragionare non solo per i propri interesse, ma anche per quelli del popolo sovrano, (uso questa espressione che viene spesso sbandierata sulle nostre piazze, chè il nostro popolo tanto sovrano non è).
Salvo

Anonimo ha detto...

Ben venga un rinnovamento delle coscienze, dei modi di pensare specie tra la gente semplice, la società civilel Oggi si guarda all'apparenza, al sembrare, e se la sostanza non c'è, non importa a nessuno.La modestia del sentire, l'appagarsi del vivere quieto, ma pieno di significato, sono parole vuote, anzi sono motivo di ironia. Ma ho paura che sia molto difficile raggiungere tutto ciò.
Lampada

Etichette