mercoledì 3 febbraio 2010

Il piacere del ricordare

Il tempo passa e scorre in un’unica direzione ma l’avvicendarsi delle stagioni e il nostro modo di misurarlo in giorni, settimane, mesi ed anni, basandoci sul movimento dei corpi celesti, introduce una ciclicità, un ritornare, che facilita il nostro ricordare, ad esempio cosa facevamo l’altra settimana a quest’ora, oppure le abitudini del lunedì, o al cambio di stagione: ti ricordi di quell’estate che? Essendo la ciclicità insita nella natura in qualche modo ciò vuol dire che siamo, già per il fatto di stare sul pianeta terra che gira intorno al sole, predisposti a ricordare. La ciclicità degli eventi naturali può aver favorito dal punto di vista biologico lo sviluppo dell’individuo e della coscienza per la quale la memoria è fondamentale. La ciclicità della natura ci ha pure aiutato ad imparare perché non apprendiamo una lezione se prima non facciamo lo sforzo di ripeterla.
Di tutte le stagioni l’inverno è la più propensa al ricordare. Nelle lunghe giornate fredde, nei momenti di noia o di solitudine a volte troviamo un aiuto insperato nel ricordare, un’onda avvolgente proveniente dai mari lontani della nostra vita. Sfugge alla nostra analisi perché proprio quei ricordi e non altri, ma è certo che sono giusti per darci piacere, dilatare lo spazio angusto del momento presente.
Invece secondo Manzoni l’onda dei ricordi che s’abbatteva sul capo di Napoleone, sconfitto per sempre e solo a S. Elena, era un’onda disgraziata, uno strazio il ripensare le mobili tende, e i percossi valli, e il lampo dei manipoli, e l’onda dei cavalli, e il concitato imperio e il celere ubbidir. Chissà se veramente l’ex imperatore si torturava così, riandando alle glorie perdute o se invece non era una consolazione per il soldato ripensarsi nei giorni belli, magari soccorso anche da ricordi di cose più semplici e d’intimità familiare.
Così Giosuè Carducci nel suo Sogno d’estate, immerso nella lettura delle battaglie omeriche lasciandosi vincere dal sonno trovava il modo, in un sogno molto vicino al ricordo, di opporre al clamore delle armi la visione, con la pietà che gli muovevano, di affetti familiari.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Tu poni una domanda difficile: ricordare poù essere consolatorio o acuisce le nostre tristezze?













Tu poni una domanda difficile: "ricordare" aiuta a superare le tristezze del momento o le acuisce? Basandomi sulla mia esperienza personale, devo dire che si possono verificare
entrambe le situazioni. Forse il tutto dipende dal nostro io.
Voglio rifugiarmi in un passato, che a suo tempo fu un presente piacevole e rivivere quegli attimi? Ecco che tutto il nostro pensiero si muove in quella direzione e il bel passato trasforma il preasente greve ed uggioso in un momento vivo e colorato. Forse si deve volere questo cambio e far di tutto perchè esso avvenga.

lampada ha detto...

Cara Dorrit,
il tuo scritto mi ha fatto riflettere a quanto importanti sono per noi i ricordi. La nostra vita non avrebbe valore se noi non avessimo ricordi: sono essi il substrato del nostro io. Infatti perdere la memoria significa non essere più nessuno.
lampada

Anonimo ha detto...

Io credo che le due parole ricordo e ricordare si diversifichino molto tra loro, non tanto nella sostanza, quanto nella loro organizzazione. Un ricordo
può restare latente,manifestarsi solo come sensazione o percezione di un evento,quindi nascere spontaneamente, come diceva Proust, da un episodio banale, estemporaneo, e restare così, sospeso, senza che si riesca ad identificarlo, se non dopo varie apparizioni di esso.
Il ricordare invece, è quasi sempre un'azione voluta, che ci trasporta in un tempo diverso da quello in cui viviamo, facendocelo rivivere. Il perchè di questo ritorno all'indietro può nascere da un bisogno momentaneo di gratificazione, come una carezza che ci facciamo,ripensando ad un momento felice e sereno, o al contrario, la gioia di oggi ci fa ritornare al momento in cui questa gioia non c'era e, forse, per apprezzarla di più. In entrambi i casi, dobbiamo dare a questo ricordare una valenza positiva.

Anonimo ha detto...

Cara Dorrit,
tutta la letteratura è piena di ricordi, anzi, spesso essi sono la base del narrare, Esisterà un testo di prosa o di poesia, dove non compaia un rimando al tempo passato,bello o brutto che sia? Io dico di no. Cito, per non scostarmi troppo dal Carducci da te citato,Giovanni Pascoli, le cui poesie sono un continuo riferimento ai ricordi della fanciullezza.

Anonimo ha detto...

Cara Dorrit,hai portato due esempi del ricordare che hanno una base diversa: quello del Manzoni è il ricordo di un altro e non di chi scrive; infatti il poeta immagina le sensazioni che avrebbe provato Napoleone al ricordo delle sue imprese passate. Manzoni, in questo caso, è solo un tramite e non un effettivo usufruitore di memorie personali.
Quello di Carducci, invece è un suo ricordo, vissuto da lui e che rientra proprio nel concetto di ricordare, cioè di rivivere un'esperienza passata, che ci ritorna alla mente.
E' bello però leggere poesie e poi ricordale

Anonimo ha detto...

Cara Dorrit,
una risposta alla tua domanda forse la potrebbe dare solo uno psicanalista. Penso che l'impatto che un ricordo crea in ciascunio di noi sia molto personale e si adegui alla nostra situazione momentanea. Il perchè si sollevino i ricordi non so rispondere: forse quando siamo tristi e vogliamo allontanarci dai cupi pensieri, niente di più facile che fare ricorso ai momenti belli che abbiamo vissuto. E' un metodo che spesso funziona per scacciare la malinconia.
Dunque, ben vengano i bei ricordi!

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