domenica 10 maggio 2009

Ricordare e dimenticare


Pertinenti alla nostra Enciclopedia del ricordare, alcune considerazioni che prendono le mosse dall’incontro tra due donne, le vedove Pinelli e Calabresi, custodi della memoria dei loro uomini, davanti al Capo dello Stato e dalla riflessione di Miriam Mafai su Repubblica.

Circa il ricordare, riferito alla strategia della tensione che ha caratterizzato gli anni della Prima Repubblica, Mafai insiste sull’importanza, accanto al lavoro degli storici, di affidarci anche “alla nostra memoria, alla nostra capacità di trasmetterne il ricordo, le vicende e i valori. Di qui il frequente richiamo alla necessità e all'importanza di una "memoria condivisa" ai fini della crescita di una coscienza e di una identità collettiva.”

Eppure proprio di fronte a questi eventi che sono stati tragici e dolorosi, nell’incontrarsi sorridendo delle due signore, c’è anche una componente di dimenticare, nel senso metaforico così magistralmente espresso da Dickens nella figura di Barnaby Rudge – colui che è felice perché non-ricorda -. Dobbiamo ricordare, per la nostra memoria storica, la nostra identità collettiva, per comprenderci meglio e progettare il futuro, e dobbiamo dimenticare per non soffrire più, allontanare i rancori e guardare al futuro con quella fiducia senza cui in realtà ricordando non ci si stacca dal passato. Siamo cioè nel nostro presente continuamente esposti al ricordare e al dimenticare e dalla risultante di queste opposte tendenze, molto probabilmente, si determina il nostro stare nel mondo.

3 commenti:

an an ha detto...

Cara Dorrit,
hai centrato in pieno il problema: perchè si possa dire che ognuno di noi ha vissuto la propria vita, essa deve essere una sintesi ed un'interazione tra il "ricordare e il dimenticare". "Ricordare" perchè non può esistere una coscienza all'interno di ciascuno di noi, se essa non è alimentata da tutte quelle esperienze attraverso cui siamo passati e che ci hanno fatto crescere e diventare quello che siamo oggi."Dimenticare", perchè proprio alcune di quelle esperienze ci hanno tolto molte delle nostre sicurezze e ci potrebbero far perdere la fiducia nel nostro domani. Quello che conta per ogni persona, ed in senso lato, per La PERSONA che ci comprende tutti, cioè LO STATO,saper trovare un giusto equilibrio fra il "ricordare" e il "dimenticare", saper scegliere tra le esperienze quelle che ci aiutano in questo viaggio, non solo positve, ma anche tra quelle negative, purchè ci hanno fatto crescere. E' necessario avere una memoria collettiva se si vuole formare o mantenere una identità collettiva.
an an

Anonimo ha detto...

Cara Dorrit, effettivamente noi siamo la somma del nostro "ricordare" e del nostro dimenticare". Quanta letteratura è stata scritta sulla rimozione dei momenti negativi della nostra vita, quelli che ci hanno fatto soffrire o quelli che ci riportano a momenti o azioni che non avremmo voluto fossero parte della nostra esistenza, ma che indipendentemente dalla nostra volontà sono diventati momenti reali. La cosa più bella è avere tanto da "Ricordare": cioè, che i nostri momenti sono stati tutti importanti.
Un lettore di passaggio

ana ha detto...

Cara Dorrit, sono una povera ragazza ignorante, ancora giovane e piena di speranze nel fututo. Fino ad adesso ho solo belle cose da ricordare. Non so se resterà sempre così. Vorrei solo che tutto quello che io vivrò o che avverrà intorno a me, nel mio mondo, sia degno di essere ricordato , tale da poter essere trasmesso a chi verrù dopo di me.
Ana

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