giovedì 8 gennaio 2009

Enciclopedia del ricordare, Doris Lessing



Post e Commenti già pubblicati sull’argomento: Di Barnaby Rudge e del ricordare; Appunti da…ricordare; Enciclopedia del ricordare, John Lennon.

Possiamo provarci a costruire un’enciclopedia del ricordare attraverso le nostre esperienze e le nostre idee così come attraverso le fonti più varie: letteratura, saggi, canzoni, frasi dette etc.
Chi vuole può partecipare.


Ho appena finito di leggere questo romanzo - il primo che leggo della scrittrice Premio Nobel 2007 - e allora mi è sembrato avesse qualche interesse circa il ricordare.

Doris Lessing, Mara e Dann, 1999.
Il romanzo racconta le vicissitudini fino all’età adulta di due bambini, figli più piccoli di una famiglia regnante che nella notte in cui il potere è rovesciato sono prima rapiti e poi messi in salvo in un villaggio dove devono dimenticare i loro nomi. Il tempo, la memoria e i ricordi non sono il tema centrale del romanzo quanto piuttosto parte dell’intelaiatura su cui si svolge la trama.
Già lo sfondo di questa storia fantastica consiste in un futuro che è un ritorno al passato, in quanto vi s’immagina una nuova glaciazione che arriva a coprire il Mediterraneo per cui l’Africa, Ifrik, è ormai l’unica terra popolata, con il sud arido e secco, in preda ad una siccità progressiva che determina l’affermarsi veloce di mutazioni nella flora e nella fauna – come lo svilupparsi di coleotteri e ragni giganteschi – e il nord freddo e vicino ai ghiacci: le società che sono sopravissute alla glaciazione hanno perso le acquisizioni tecnologiche delle ere precedenti, le diverse genie che popolano Ifrik si dividono pochi oggetti tecnologici di cui ormai ignorano la struttura e il meccanismo, qualche aeronavetta, lastre che catturano l’energia solare, vestiti di stoffa indistruttibile e autopulentesi. Nel mondo di Mara e Dann non ci sono più i libri come l’intendiamo noi nè le biblioteche. La memoria delle cose passate non è quindi affidata ad essi ma ad alcune speciali persone: “Memoria” è una persona che deve tenere a mente tutto il sapere della sua famiglia, intesa come gens. Mara e Dann nel Villaggio di Roccia dove trovano riparo sono affidati ad una donna, Daima, persona della loro gente che è una Memoria. Daima inizia l’istruzione di Mara perché vuole consegnarle la sua memoria. L’educazione di Mara si basa, come proprio del suo popolo, che non ha le scuole, sulla domanda: - Che cosa hai visto?-. Pur non ritenendo tutto quello che Daima le racconta Mara viene a sapere molte cose. A Dann invece questa via d’apprendimento è preclusa perché il fratellino più piccolo è rimasto traumatizzato la notte del rapimento dai modi violenti del suo primo rapitore e non vuole più ricordare, a Dann non si può porre la domanda Che cosa hai visto?. Dann che non può ricordare imparerà di più attraverso il suo corpo, esposto più della sorella alla sofferenza fisica e allo scontro col mondo. Mara che sa e ritiene in certa misura memoria e coscienza del passato è spesso sottratta o salvata dalla violenza.
Il viaggio dei due fratelli verso il Nord alla ricerca di un mondo migliore vorrebbe essere un percorso diretto e invece è ricco d’imprevisti, di personaggi nuovi che vanno e vengono, come di presenze minacciose che non smettono di perseguitarli, di soste e deviazioni, come insegna la frase di John Lennon – vedi post precedente – sugli imprevisti della vita! Strada facendo Mara impara a ricostruire il passato facendo dentro di sé il gioco Che cosa hai visto Mara? , ispezionando i luoghi che attraversa, a cominciare dalle scene raffigurate nelle case della città morta sulla collina sopra il Villaggio di Roccia dove ha vissuto bambina: una città di centinaia o migliaia di anni prima? All’inizio Mara non sa comprendere la differenza di tempo. Poi incontra altri luoghi ed altre persone–memoria e lentamente la sua ricostruzione e comprensione del passato aumenta. E’ interessante questa disposizione di Mara: come se ognuno di noi aprendo gli occhi sul mondo e interrogandoci su di esso – che cosa hai visto?- e ascoltando e interrogando gli altri abbia comunque le chiavi per accedere ad una comprensione della storia umana e, inserito in essa, del nostro particolare passato.
C’è una cosa che aiuta Mara nel suo cammino così come nel suo gioco, il saper distaccarsi dalle persone che incontra e ama lungo il suo cammino.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Cara Dorrit,
è interessante questa tua proposta di un'enciclopedia del ricordare.Spesso noi,o per pigrizia o per cattive abitudini, non amiamo ricordare le nostre esperienze pregresse. E non ci rendiamo conto del male che ci facciamo, perchè è come se avessimo un tesoro nascosto che non sfruttiamo. Invece quante fatiche inutili, quanti tentativi a vuoto potremmo evitarci, se soltanto tenessimo più presenti i fatti che ci sono occorsi o di cui sono stati protagonisti altri, che poi ce li hanno raccontati coi libri, colla musica e qualsivoglia mezzo. La memoria è un pozzo che dovremmo imparare a scandagliare di tanto in tanto,tirar fuori l'acqua di cui essa è pieno e dissetarci con essa. Tutta l'umanità poggia sulla "memoria", collettiva ed individuale,solo che qualche volta essa rimane latente, non si manifesta alla coscienza, e non viene valorizzata. E' bene, dunque,trovare ogni tanto un pò di tempo per compiere esercizi di memoria, riandare con la mente al passato o non soffocarlo, quando questo si manifesta spontaneamente.
Lampada

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