domenica 24 gennaio 2010

Salviamo la geografia

Una volta nelle nostre scuole le carte geografiche non mancavano. Oggi che le famiglie devono preoccuparsi di fornire alle scuole gessetti e perfino la carta igienica, figuriamoci le carte geografiche. Una volta a mancare erano le aule, c’erano i doppi e tripli turni e un anno delle medie finimmo a far lezione in una stanza che era un deposito di carte geografiche: come facemmo bene la geografia quell’anno, e pure la storia antica perché potevamo subito visualizzare i luoghi dei popoli e i loro spostamenti. Del resto quasi sempre c’erano grandi carte geografiche nelle aule.

Oggi con le carte se ne sta andando anche la geografia: le sue ore diminuiscono e i nostri geografi lanciano l’allarme. Con la riforma Gelmini l'insegnamento della geografia scomparirebbe in tutti gli istituti professionali e in quasi tutti i tecnici; riduzione drastica nei licei, dove già si fanno solo due ore settimanali e solo nel primo biennio. In particolare, nei licei scientifici la geografia verrebbe associata alla storia con tre ore settimanali complessive tra storia e geografia. I geografi chiedono che si ripristino le sessantasei ore destinate autonomamente alla geografia, l’unica tra le discipline di base, ad essere del tutto assente nel triennio.

Davvero la geografia non serve più? Ci bastano solo le indicazioni stradali che ci dicono sempre dove andare quando ci spostiamo? E che istruzione è quella che si basa solo su quel che ci serve strettamente e alla fine ci riconduce all’ignoranza?

Le carte geografiche cominciarono ad avere una grande produzione tipografica dopo l’avventura di Cristoforo Colombo perché il mondo conosciuto cresceva, spostava i suoi confini. Il gran cardinale Farnese, nipote del papa Paolo III nel suo palazzo di Caprarola ffaceva decorare una stanza con le carte geografiche murali intorno al 1570 e una decina d’anni dopo una galleria del palazzo Vaticano si riempiva delle carte di tutte le regioni d’Italia, da un lato del corridoio quelle affacciate sull’Adriatico e dall’altro quelle sul Tirreno.

Oggi il mondo è, a parte regioni circoscritte, del tutto conosciuto e sembra concluso il tempo e il mito delle esplorazioni. Così la geografia avrebbe esaurito la sua spinta, la sua motivazione originaria. Allora non abbiamo più bisogno di sapere dei luoghi e delle distanze, di controllare i confini? Se anche le carte geografiche non s’arricchiscono più perché il mondo è noto, ancora i confini cambiano e i popoli migrano.

Oppure ancora una volta ci troviamo di fronte a un effetto dello stare nel villaggio globale, della perdita d’identità che comporta l’affievolirsi della nostra percezione delle relazioni spaziotemporali? - o è un caso di regressione tutto italiano?-.

Eppure la storia e le civiltà umane si sono sviluppate con il controllo e la comprensione del territorio e con il porre dei confini. Nel nostro sforzo di cercare di capire il mondo com’è stato, e come potrebbe diventare, non possiamo perciò fare a meno della geografia. La perdita della conoscenza geografica aumenterebbe l’ottundimento delle nostre capacità d’analisi, di far fronte ai problemi, di progettare il futuro. E proprio riguardo al futuro del pianeta alcuni concetti importanti, come la tutela delle biodiversità e lo sviluppo sostenibile, si sono affermati grazie al contributo dei geografi.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara Dorrit. mi domando quale scuola abbia frenquentato la Gelmini a suo tempo. Non di certo quella di un apprendimento corretto e globale. Non è possibile studiare ed organizzare un ben minimo sapere se non si conoscono i rapporti geografici dei vari paesi. E' dalla conoscenza della geografia che discendono molte delle nostre conoscenze

Anonimo ha detto...

Viva la geografia.
Lacchera

Anonimo ha detto...

In questi ultimi anni spesso mi sono trovato a chiedermi cosa passa per la mente dei nostri governanti e da quale tipo di educazione essi provengono. Come si può, al giorno d'oggi, fare a meno della geografia o relegarla in un angoletto, quando basta prendere un aereo e dopo qualche ora ci si ritrova in un ambiente totalmente diverso dal proprio, con persone che hanno tradizioni, abitudini lontane dalle nostre. Se non si conosce "l'altro" con cui si entra in contatto, come si possono stabilire delle relazioni?

Anonimo ha detto...

Cara Dorrit
sono una studentessa liceale. Mi è piaciuto il tuo ricordarti dei giorni di scuola. Anche per me e per molti studenti leggere ed interpretare una cartina geografica è stato un aiuto per avvicinarsi ai grandi fatti della storia, andare a verificare e scoprire luoghi ed ambienti che avevano influenzato la vita dell'uomo. Sembra adesso che questo verrà tolto alla scuola. Sarà un'altra perdita!

Anonimo ha detto...

Io sono d'accordo con la diminuzione, o meglio direi soppressione della geografia nelle scuole. Anch'io ricordo quando studiavo la geografia ed era solo un ammasso di nomi da dover tenere a mente.

Anonimo ha detto...

Carte geografiche, da quella del proprio paese a quella dell'intero globo: uno degli arredi più importanti di una classe: chi ha deciso che sono superflue non si rende conto di quale vuoto lascerà nella mente dei ragazzi che oggi vanno a scuola. In un mondo dove la globalizzazione avanza a grandi passi, nono si può eliminare un supporto così valido per la conoscenza dei paesi e popoli lontani. Ci pensino bene i nostri governanti prima di farlo!

Anonimo ha detto...

Quest'inno alla geografia! Non sarà una nostalgia della vecchia scuola tradizionalista, tutta nomi e date da ricordare?

Anonimo ha detto...

Mi quasi pena chi ha scritto il commento prima di me:forse, purtroppo per lui, andando a scuola ha trovato insegnanti che hanno fatto della nobile materia un insieme di nozioni mnemoniche e noiose; oppure non ha compreso che il valore della geografia non è nel sapere qual è la capitale di uno stato, dove scorre un fiume, -a volte serve pure quello- ma è riuscire a capire i profondi legami tra ambiente e vita dell'uomo da ogni punto di vista.
Essa, per me, è la base dello sviluppo sociale dei rapporti tra le varie razze ed etnie.
Uno che ama le carte geografiche

Anonimo ha detto...

Cara Dorrit,
parafrasando un brano del Manzoni:"...Questa riforma... non sa da fare...". Oggi, che siamo in un periodo di forte immigrazione e di conseguente accoglienza, la conoscenza della geografia sarebbe un aiuto valido, specie nelle scuole, dove tanti bambini e ragazzi sono gomito a gomito con compagni di diverse provenienze. Servirebbe a superare tante difficoltà. Più ci si conosce, più ci si capisce.
Inoltre togliere alla scuola qualsiasi cosa, anziche arricchire, è un passo verso un medioevalismo sociale.

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