sabato 5 dicembre 2009

L'evoluzione del villaggio globale

Tutti i mali della globalizzazione, la spersonalizzazione e la perdita d’identità dei popoli, l’inquinamento ambientale, il rimanere tali, o addirittura il peggioramento, dei paesi più poveri, sono suscettibili di essere diversamente considerati a seconda degli uomini e delle circostanze, come la presidenza di Barack Obama per i primi e la crisi economica per le seconde: le speranze accese dalle parole di Obama e l’occasione che la crisi economica offre di riflessione, e ripensamento, sul modello di sviluppo economico perpretato. L’incontro tra Stati Uniti e Cina, e il ripensamento per l’appunto, su Copenhagen, che ha portato entrambi i Paesi a progettare la riduzione di anidride carbonica in quantità e tempi apprezzabili, fa ben sperare che la comunicazione, piuttosto che la contrapposizione, dentro il villaggio globale renda questo organismo più duttile e capace di cambiare in meglio.
Ci sono stati inoltre altri aspetti su cui riflettere e rivedere il giudizio: ad esempio, alcune identità dentro il villaggio globale in realtà sono molto resistenti e oltre un certo limite incoercibili: ciò implicherebbe che il villaggio globale per esistere e svilupparsi debba, piuttosto che sulla perdita d’identità, avvalersi della pacificazione e dell’integrazione tra i popoli.

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