mercoledì 11 marzo 2009

Il fantasma della libertà



In un articolo di Ralph Dahrendorf, comparso circa una settimana fa, sui pericoli per le democrazie in tempo di crisi, si osservava, tra le altre cose, come i cittadini della classe media, ma ormai la classe media si è enormemente dilatata e quindi più in generale i cittadini che vedono in pericolo il loro reddito, divengano disponibili a cedere sul piano delle libertà che loro spettano per una maggiore sicurezza sia sociale ma soprattutto economica.
Il caso del nostro Paese in questi giorni in cui il governo si prepara a varare nuove disposizioni su diversi fronti, l’edilizia, le infrastrutture, i regolamenti di voto in Parlamento, e perfino la caccia, val la pena di essere esaminato dal punto di vista di Dahrendorf.
Prima però vorrei fare qualche osservazione sulla crisi economica mondiale che attualmente ci grava sulla testa. Questa crisi è stata provocata dalla speculazione finanziaria. Infatti essa non è contemplata dalla disamina di Dahrendorf, che invece si “attarda” a spiegare le difficoltà cui vanno fisiologicamente incontro – cioè sono state previste e già studiate da economisti, sociologi e intellettuali in genere - le società capitalistiche avanzate, e che riguardano, in sostanza, il mantenimento, dopo un certo grado del loro raggiungimento, di alcuni parametri fondamentali, quali il welfare, cioè il grado di benessere, il livello di occupazione etc etc. Già nel mondo tratteggiato da Dahrendorf, nonostante i correttivi da lui indicati, s’intuisce che il capitalismo moderno non è affatto il migliore dei mondi possibili, e viene il dubbio che esso non abbia via d’uscita: quando la polarità tra ricchi e poveri s’attenua il sistema va in crisi, la crescita si arresta e alla fine l’unica soluzione, interna, cioè da parte del sistema, sarà proprio quella di ridistribuire le ricchezze in modo che i ricchi tornino molto più ricchi e i poveri molto più poveri, così che il trend positivo possa ricominciare. La crisi finanziaria attuale rappresenta un lato ancora più oscuro di questo mondo imperfetto e contribuisce a produrre, anzi accelera, lo stesso risultato finale: la "ridistribuzione della ricchezza" con alcuni ricchi che diventeranno sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Questo senza che terremoti, cataclismi, guerre o pestilenze siano intervenuti a cambiare nella realtà lo stato dei beni primari, da cui procede la nostra sussistenza. A ben pensarci, si tratta di crisi virtuali.
Sono meccanismi più grandi di noi. Ma se anche dovessimo tornare “con le pezze al culo” potremmo ancora tenere alla dignità e alla libertà. Potremmo almeno stare attenti a non venderci l’anima. E a quale prezzo poi? Per trasformare il balcone in una stanza in più? Per imbalsamare qualche povero animale?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho paura che molti di noi sono più preoccupati di ritrovarsi con le pezze al culo, che non vedersi togliere quel pò di libertà di cui ancora godono. E' già evidente, basta guardarsi intorno, per le strade, nei luoghi pubblici, che tante persone hanno ormai rinunciato alla modesta, forse, ma pur sempre valida dignità di cittadini di uno stato che si chiamava democratico e lo era anche.
Un nostalgico dei vecchi tempi

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