domenica 8 marzo 2009

Giovanna d'Arco


Ingres, Giovanna d'Arco all'incoronazione di Carlo VII, Louvre.


Facendo zapping, seduta sul divano in un pomeriggio domenicale, mi sono trovata a tu per tu con Giovanna D’Arco, attraverso il film di Christian Duguay. Scettica all’inizio verso questo programma per la televisione, ho finito per calarmi in pieno nella sua rapida, fulminante epopea, consumatasi pressappoco in due anni, finita sul rogo quando ne aveva appena diciannove.
Nasce in un villaggio, Domrémy, una contadina. Molto probabilmente analfabeta, ma educata religiosamente dalla madre. All’età di tredici anni comincia ad avere le sue visioni. Siamo al culmine della guerra dei Cent’anni. La Francia è profondamente divisa tra gl’invasori inglesi, la corte borgognona e il delfinato di Carlo VII. Giovanna cresce in un territorio dove le diverse influenze si fanno sentire e la popolazione è continuamente esposta ai soprusi delle truppe mercenarie di passaggio. Può una ragazzina contadina, la cui unica educazione è stata quella religiosa familiare, maturare un così alto pensiero nazionale, civile, patriottico e nello stesso tempo religioso, essere così grandemente ispirata e saper trovare la forza di guidare sapientemente un esercito? Giovanna lo ha fatto. E’ dunque per me un grandissimo esempio della forza che può provenire anche dalla gente comune, dal popolo.

Giorgio Spini, nella sua Storia dell’età moderna, che comincia praticamente un secolo dopo la vicenda di Giovanna, la ricorda affermando che lo spirito della Francia moderna è nato dalle sue visioni, oltreché dalla ragione giuridica dei legisti della monarchia. Come dire, secondo Spini, dalle componenti dello spirito romano, ordinatore, costruttivo e stoico, e dello spirito gallico, che ritroviamo in Giovanna, con: - la sua implacabile logica consequenziaria, il suo impeto ignaro di compromessi e di paura, le sue visioni che sfidano ogni scetticismo. -.

Nel suo Autunno del Medioevo Johan Huizinga si occupa dei due secoli che precedono il Rinascimento, particolarmente nell’ambiente borgognone, e comprende la parabola di Giovanna, ricordandola con diverse citazioni, ma più che altro per esemplificare quegli aspetti sociali e di costume che caratterizzano la sua particolare angolazione storica. Ad esempio, Huizinga ci dice che nel 1432 erano ancora molto in voga delle liste dei maggiori eroi cavallereschi, come il gruppo dei nove eroi, di cui era stata compilata anche una versione al femminile, e che questi eroi si volevano portare a dieci e, in campo femminile, il nome d’aggiungere avrebbe dovuto essere quello di Giovanna, ma non se ne fece nulla. Dice Huizinga: - Un gruppo eterogeneo di generali, che aveva combattuto accanto o contro Giovanna, occupa nell’immaginario dei contemporanei un posto molto più elevato che non la contadinella di Domrémy. Molti parlano di lei senza commozione o venerazione, più che altro come di una curiosità. -. Ma questo non ci stupisce perché il mondo che Huizinga ci descrive sta scomparendo, imputridisce, mentre con Giovanna è una Francia nuova, come rileva Spini, che avanza!

Le visioni di Giovanna erano visioni di santi: san Michele arcangelo che in Francia aveva il suo santuario a Mont San Michel, da opporre a san Giorgio protettore degl’inglesi, Santa Caterina d’Alessandria, e Santa Margherita d’Antiochia. Sappiamo come gli arcangeli, angeli guerrieri, furono particolarmente venerati dai popoli barbari che si convertivano al cristianesimo, e le due sante erano tra le più grandi per le più antiche comunità cristiane e fino al tardo medioevo. Era la madre a raccontarle le loro storie edificanti.Queste figure femminili possono aver suggerito a Giovanna di poter confidare in se stessa in un mondo di uomini.
In proposito Huizinga osserva che, mentre il culto delle loro reliquie era in quel periodo all’apice, i santi comparivano relativamente poco nella sfera delle esperienze sopranaturali. Proprio in ciò Giovanna è, non a caso, un’eccezione. Secondo Huizinga, dagli atti del processo risulterebbe che la stessa Giovanna proprio durante gl’interrogatori si sia chiarita chi erano i santi che le apparivano per darle consigli: dapprima ella parla solo del suo Conseil senza dargli un nome; soltanto in un secondo tempo lo indica con le note figure dei santi.
Ma ciò accade perchè le sue visioni sono una sintesi potente che avviene nell’animo della ragazza e perciò rifuggono in lei dall’essere analizzate. Sintesi dai racconti materni, la storia religiosa tramandata, è questa la sua cultura, sintesi del sentimento della patria da liberare e riunificare, della sofferenza del popolo, è questa la sua esperienza, sentiti così fortemente da poter aspirare a diventarne lei stessa strumento d'attuazione. In un mondo ancora medievale dove tutto è creato e sottoposto al controllo diretto di Dio, sentimento religioso e sentimento patriottico e civile giungono con Giovanna ad una sintesi nuova.


Seduta sul divano davanti alla televisione la vedo cavalcare verso Orleans, preoccuparsi di rifornire di viveri gli abitanti della città assediata; chiedere, informarsi e trovare le mosse giuste per liberare la città; ferita, farsi estrarre una freccia e rimontare a cavallo, guidare e spronare i compagni.
Non sto bene, sono nei giorni un po’ più pesanti della terapia che sto seguendo, e m’incanto a guardare Giovanna. Penso alle nostre fragilità di donne anche quando stiamo bene e alla grande forza che deve averla animata: il suo essere grandemente ispirata trascinava il suo corpo.

Giovanna è santa. Il suo spirito religioso è genuino e la sua vita si è conclusa col martirio, solo che a sottoporvela fu proprio la chiesa istituzionalizzata. Anche se la sede di Roma non fu interpellata e vent’anni dopo le rifece il processo riabilitandola e proclamandola martire della fede, essa aveva dotato di così terribili strumenti i suoi vescovi!

L’abiura fu un momento di debolezza che però le precluse ogni via d’uscita. Ma Giovanna non volle tradire se stessa, la sua fede, la sua missione, tutto ciò in cui aveva fortemente creduto. Bisogna esporsi come insegna il Cristo esposto in Croce: Giovanna giunge a questa consapevolezza e, sul rogo acceso, vuole che le si ponga davanti una croce.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara Dorrit,
Giovanna è stata una figura molto contestata, storicamente e teologicamente; è stata usata per scopi puramente politici, per sete di potere, di conquista,di ambizione. Infine abbandonata. Mi fa venire in mente, anche se la somiglianza è solo nell'uso improprio e disdicevole che ne è stato fatto, del recente caso della povera ragazza in coma. Gli sciacalli sempre presenti, quando si deve sfruttare qualcosa in cui si può guadagnare, sono piombati su di essa e sulla sua famiglia, e l'hanno usata per i loro scopi, dimenticando la sostanza drammatica, che il fatto rappresentava. La grandezza di Giovanna sta soprattutto nella sua fine, nell'aver saputo essere coerente con se stessa, con le sue idee,ergendosi contro i suoi calunniatori, accettando anche il martirio.

Anonimo ha detto...

Cara piccola Dorrit,
sfogliando le pagine del tuo post, uno dei miei preferiti, ho letto quello che hai scritto su Giovanna d'Arco. Io la considero una delle prime donne,tenendo anche conto del periodo storico in cui essa è vissuta, capace di occupare un ruolo maschile con coraggio e bravura. Indipendentemente dalle voci, che lei diceva di sentire, è riuscita a guidare il suo popolo verso la libertà, lottando in prima linea davanti al nemico e spronando i soldati ed incoraggiandoli nei momenti più difficili. Purtroppo come tutti gli eroi di questo mondo, quando stava diventando un peso è stata scaricata e venduta agli inglesi. Ma non per questo il suo valore è diminuito, anzi in lei si è manifestata ancora più forza ed energia, opponendosi ai nemici che volevano costringerla a ritrattare le sue affermazioni. Sono contenta che tu mi abbia fatto rivivere una delle figure femminili più belle della storia dell'umanità
Lampada

piccola dorrit ha detto...

Sono molto contenta dei vostri commenti.

Penso che in Giovanna tutto concorre perfettamente: non si possa separare la sua azione dalle sue visioni, la sua fine dal percorso che ve l’ha condotta.

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