
Accostato che fu, Babbo Natale non potè non sorridere all’animalesca assemblea che lo stava aspettando. La maggior parte, data l’ora, erano animali notturni e selvaggi, per quanto l’invadenza umana ancora consentiva. Qualche donnola e faina erano scese giù dalla montagna, dei topolini stavano nascosti tra le gallerie della scogliera, pipistrelli volavano in cerchio. Molti randagi, amici della notte, erano venuti, cani e gatti che per l’occasione si erano accordati ad una tregua, ma anche qualche signorino d’appartamento in libera uscita. E naturalmente gli animali acquatici, un’anguilla che scivolava dai canneti e bisce d’acqua e ranocchie. Dei tonfi annunciarono un cinghiale che rimase più indietro. Qualche lucertola pensò di svegliarsi. Anche riccetti e scoiattoli, che vollero essere per una notte un po’ meno timidi. I ragni si spostarono in basso nelle loro tele sospese tra gli alberi. Tanti piccolissimi esseri erano presenti tra acqua, terra e aria. C’era pure una scimmietta che faceva capriole sulla sabbia, e nessuno sapeva da dove era arrivata. Babbo Natale a vederla non potè fare a meno d’imitarla, perché ormai si sentiva un bambino, e volle correre e saltare, tirare i sassi sul pelo dell’acqua finchè si fermò a fare versi al barbagianni. Il gufo sui rami del salice lo apostrofò: “ Prego signor Babbo Natale, la questione è seria”.
(continua)
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