
Cerco di sviluppare alcuni punti appena dichiarati nel post precedente.
L’idea, il progetto, probabilmente, era quello di un Paese più moderno, come l’esempio inglese, di un bipolarismo, che facesse piazza pulita dei partitini e dei massimalismi ormai ritenuti veteri, dopo la fine della guerra fredda; duttile all’alternanza e basato sulle riforme che dovrebbero eliminare gli arcaismi, le sperequazioni e la stagnazione sociale che a tutt’oggi di fatto definiscono l’Italia un paese più arretrato rispetto all’Europa con cui ci si vuole confrontare.
Dunque, prima domanda, questo progetto riformista è adeguato alla realtà dell’Italia, alle sue insufficienze e disuguaglianze? Quale maggioranza sarebbe in grado di sostenerlo?
Abbiamo visto come l’Unione, la grande coalizione che sosteneva il governo Prodi, abbia tentato due liberalizzazioni e poi lasciato perdere. Bersani disse nell’occasione che era importante anche solo l’idea: eh no, che l’idea non basta! Certo questa coalizione aveva una maggioranza esigua al Senato ma certe leggi non ha neppure provato a farle: la riforma della legge elettorale, la legge sul conflitto d’interessi, per esempio. Poi s’è data tutta la colpa alla sinistra massimalista, ma gli ostacoli principali alle riforme e alle leggi suddette non venivano certo da quella parte.
Al governo Prodi è stato solo concesso di migliorare il bilancio dello Stato: “il lavoro sporco” – ha detto qualcuno. Di certo necessario per la nostra credibilità in Europa ma che ha gravato, con l’aumento delle tasse, e senza l’auspicata equità, sulle spalle dei più poveri. Con ciò anche la fossa per il governo Prodi era stata scavata.
Berlusconi si lamenta di non essere trattato con riguardo dall’opposizione, spesso si sente offeso, eppure in realtà è, ed è stato fin dai tempi di D’Alema e della bicamerale, riconosciuto l’interlocutore valido del progetto riformista! Infatti altro punto fondamentale del progetto del bipolarismo riformista dovrebbe essere quello di riconoscere nel polo avversario un interlocutore valido per la stagione delle riforme. Allora, altra domanda, è tale Silvio Berlusconi, con l’idea di governo che sta esprimendo nel suo governare attualmente, per la sinistra riformista? E’ certo che secondo quest’ottica si spiegano molte cose: la campagna elettorale soft del partito democratico, l’eclissarsi in taluni momenti dell’opposizione parlamentare. Ma che essa trovi il consenso degli elettori del partito democratico, più saggi e avvertiti, perché la vita se la vivono nelle difficoltà del momento di crisi planetaria, è fuor di dubbio che non è e che siamo giunti alla bocciatura.